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Tangenti sui risarcimenti per ragazza morta e neonato disabile: giudice arrestato

Ginamarco-Galiano

POTENZA. Faceva vincere le cause contro le assicurazioni. Ma pretendeva parte del risarcimento. L'ha fatto con i familiari di una ragazza di 23 anni morta nel 2007. E con i genitori di un piccolo nato con traumi permanenti per colpa medica: li ha anche minacciati, se non gli avessero erogato il denaro, di far perdere loro la patria potestà. Nel primo caso ha voluto 300mila euro, nel secondo 150mila: soldi che erano transitati sul conto della suocera. Queste, secondo la Procura di Potenza, le azioni criminali del giudice Gianmarco Galiano, in servizio al tribunale civile di Brindisi, che questa mattina è stato arrestato co altre cinque persone nell'ambito di un'inchiesta per corruzione. 

In manette anche l'ex moglie Federica Spina, che sarebbe stata nominata “con minacce” da parte di Galiano, come legale patrocinante. In carcere sono finiti anche l’imprenditore Massimo Bianco e il commercialista Oreste Pepe Milizia. Ai domiciliari invece, oltre a Spina, l’imprenditore Francesco Bianco e la presidente provinciale dell’Ordine degli Ingegneri Annalisa Formosi, che è anche delegata del ministero dei Trasporti nel Comitato d’indirizzo della Zes interregionale Adriatica. Altri due magistrati sono indagati a piede libero: si tratta di Francesco Giliberti e Giuseppe Marseglia.

Counicato

 Il magistrato avrebbe ricevuto denaro sui propri conti correnti e avrebbe potuto acquistare una masseria con soldi ricavati dalla gestione illecita di procedimenti civili. Avrebbe gestito imprese agricole e agrituristiche, gestito bed and breakfast.

Galiano avrebbe inoltre ricevuto sponsorizzazioni fittizie o gonfiate da parte dell'azienda Soavegel, dell'imprenditore Massimo Bianco, in cambio di tutela giudiziaria in alcuni procedimenti civili pendenti dinanzi al Tribunale di Brindisi.

L'inchiesta, si legge in una nota della Procura, è partita da alcune perquisizioni eseguite nel luglio del 2017 nello studio del commercialista Oreste Pepe Milizia, accusato di essersi prestato a scrivere le motivazioni di sentenze tributarie per conto di Galiano, giudice della commissione tributaria regionale della Puglia. Galiano avrebbe inoltre conferito incarichi per 400mila euro ai suoi “amici” professionisti.