ROMA. "Lo dico forte e chiaro, a costo di apparire impopolare: il governo non può assicurare il ritorno immediato alla normalità". Così il premier Giuseppe Conte nel suo intervento alla Camera. "Il virus sta continuando a circolare nella nostra comunità, non possiamo permettere che gli sforzi compiuti risultino vani per imprudenza in questa fase così. Il nostro non è un programma destinato a prendersi il consenso".
Prima di iniziare l'intervento il premier è stato contestato in Aula con urla e fischi da parte delle opposizioni, in particolare dalla Lega, perché non indossava la mascherina.
"Nelle prossime ore - ha detto Conte - il ministro della Salute emanerà un provvedimento per definire criteri che consentiranno una valutazione accurata sui contagi: solo a quel punto potremo concordare con le Regioni un allentamento che sia circoscritto su base territoriale, con differenziazioni geografiche. Al termine delle prossime due settimane potremo, senza azzardi, procedere a un più completo allentamento delle restrizioni. Se nei prossimi giorni la curva dei contagi non dovesse crescere allenteremo ulteriormente le misure, sempre nel rispetto delle regole, con le quali convivremo ancora per un certo periodo di tempo".
Il Governo "non ha mai improvvisato in solitaria", ha detto il presidente del Consiglio, "ha sempre interagito con il Parlamento, le parti sociali, gli enti locali, i comitati tecnico-scientifici".
"Decreto incostituzionale? Ho compresso le libertà fondamentali? Accusa ingiusta - attacca Conte - Con lo stato di emergenza nazionale discendono precise conseguenze giuridiche, la legittimità è stata vagliata dalla Corte Costituzionale. Una pandemia come quello che stiamo vivendo non è un fatto puntuale, come un terremoto, ma è un processo che si sviluppa in una evoluzione imprevedibile. Il diritto costituzionale è equilibrio nel rapporto tra poteri, nel bilanciamento dei diritti e delle garanzia. Quando sono in gioco il diritto alla vita e alla salute, allora le scelte, per quanto tragiche, diventano addirittura obbligate. Sono consapevole della responsabilità che ho assunto su ogni firma ai decreti, ma ho sempre avvertito la consapevolezza di agire per la difesa di un bene primario, rispetto a cui altri diritti, per quanto fondamentali, non possono recedere".