In Sardegna

Veleni Fluorsid, il mistero dei rilevatori fantasma e quegli ordini di pulizia dalla Regione ignorati per dieci anni

MACCHIAREDDU. C’era, ma non si vedeva. Il piezometro – sistema di rilevamento di inquinamento nell’acqua e nel sottosuolo – che doveva controllare i valori di eventuali veleni nella discarica di Terrasili era “occultato” a causa “di alcune operazioni di movimento terra eseguite all’esterno dell’area di nostra proprietà”. Era il 24 dicembre 2013. A scrivere del mistero del rilevatore scomparso è la Fluorsid, in risposta a una serie di obiezioni sollevate dall’Arpas (Agenzia regionale di protezione dell’ambiente), che poco più di due mesi prima aveva aveva effettuato un blitz nella discarica.

Doc-Fluorsid

Dai documenti forniti dalla società emergevano valori normali per l’inquinamento delle acque. I tecnici dell’Arpas però, dopo i controlli, avevano obiettato: ok, ma sulla base di cosa lo dite, se non ci sono piezometri nell’area? Quella stessa area sequestrata tre giorni fa dagli uomini della Forestale, su richiesta del pm Marco Cocco. Lì, a Terrasili, venivano stoccati i veleni – non tutti, stando alle rivelazioni degli interrogatori di garanzia, i siti contaminati sarebbero molti – provenienti dall’industria del patron del Cagliari Tommaso Giulini. Un’area nota per le sue anomalie e i potenziali pericoli per l’ambiente. Da anni. Tanto che già nel 2007 una delibera della Regione ne imponeva lo sgombero: tutti i materiali abbancati dovevano essere rimossi, doveva essere inviato un rapporto semestrale sulle attività di pulizia. Non è successo. Alla fine il sequestro, con gli arresti.

Ma la storia inizia da lontano. E il torpore istituzionale nel frattempo ha generato mostri.

L'area era stata già sequestrata e poi resa fruibile nel 2005. Nel 2007 la Fluorsid vuole potenziare la sua produzione. Chiede la valutazione d’impatto ambientale. La giunta regionale – presidente Renato Soru - “esprime giudizio positivo di compatibilità ambientale per l’intervento”, con una lunga serie di prescrizioni. Tra queste anche quelle riferite al deposito dei rifiuti. Come “il completo recupero dei cumuli situati in località Terrasili”. Viene richiesto un report semestrale delle attività. Inoltre viene imposta la caratterizzazione dell’area: un’analisi necessaria per avviare la bonifica.

Gli anni passano. Interviene l’Arpas, con un sopralluogo a ottobre 2013. Emerge che “dai documenti non è chiaro quale sia il regime amministrativo a cui debbano sottostare il sito e i materiali stoccati all’interno”. Inoltre, si legge nel verbale, “all’interno del sito non sono stati individuati piezometri di controllo”, anche se la società scrive che è tutto a posto. Mancavano all’appello anche 20000 metri cubi (circa altrettante tonnellate) “di residui di laveria”. E chiedono, dall’Arpas., perché l’ordine di rimozione del materiali – vecchio ormai di sette anni – non sia stato rispettato. La società risponde dicendo che quel piezometro sì, c’era, ma forse è nascosto.

 

Intanto a Terrasili venivano sotterrati i rifiuti. A marzo dell’anno successivo arriva il primo esposto in tribunale: lo firmano residenti della zona preoccupati per emissioni e trasporti sospetti. Passano tre mesi e Tommaso Giulini compra il Cagliari, dopo lo spettacolo di Luca Silvestrone che ha turlupinato mezza Cagliari. Il resto è cronaca recente: i rossoblù scendono in B, risalgono primi in classifica, quest’anno si salvano. E prima dell’ultima di campionato i vertici della Fluorsid finiscono in carcere: a Terrasili, ma non solo, sottoterra sembra esserci l’inferno.