CAGLIARI. Non si è fatta attendere la risposta del Brotzu ai comitati che si dicevano ancora preoccupati per i lavori al Businco, anche dopo il coloquio di ieri al Brotzu (QUI LA NOTIZIA). Per loro sono preoccupazioni infondate. “I pazienti non devono patire sofferenze a causa dei lavori di ristrutturazione del P.O. Businco”. E questa è la certezza comune a tutte le parti in causa,dalle associazioni, alla Regione, fino al Brotzu. Però c'è un progetto da 9 milioni di euro finanziato attraverso i fondi del Pnrr, che prevede la ristrutturazione di due sale operatorie esistenti e la costruzione di altre due, che non può aspettare (troppo). Per eliminare ogni dubbio, dall'azienda ospedaliera arriva una risposta lunga e articolata.
“Si tratta di un intervento fondamentale, che guarda sia ai bisogni attuali che a quelli futuri della nostra comunità assistita”, sottolineano i vertici dell’Arnas. Tuttavia, l’avvio dei lavori, inizialmente previsto per il 15 novembre, è stato posticipato ai primi di gennaio 2025 per consentire un ulteriore confronto tecnico richiesto dalla parte sindacale. Nonostante le difficoltà, l’azienda assicura che il programma organizzativo permetterà di garantire lo stesso numero di interventi chirurgici attualmente eseguiti, evitando disagi per i pazienti. “Abbiamo lavorato per individuare soluzioni che fossero il meno impattanti possibile sul lavoro degli operatori e, soprattutto, garanzia di sicurezza per i pazienti. I timori di trasferimenti di massa dei pazienti da un presidio all’altro sono del tutto scongiurati”.
Attualmente, il P.O. Businco dispone di tre sale operatorie, di cui due, situate nel blocco F, saranno interessate dai lavori. La sala restante, dedicata alla terapia del dolore, verrà condivisa con la chirurgia senologica e l’Anestesia e rianimazione per il posizionamento di accessi venosi per le terapie oncologiche. La Ginecologia oncologica continuerà a utilizzare le due sedi attuali per la degenza delle pazienti, mentre gli interventi chirurgici saranno effettuati presso il San Michele, senza alcuna riduzione di attività. Anche la Chirurgia toracica trasferirà le sue attività al San Michele, dove i pazienti saranno accolti nell’ala nord del settimo piano. Qui verrà garantito lo stesso numero di interventi previsti, con l’aggiunta di una sala dedicata all’endoscopia toracica, attrezzata con strumentazione di ultima generazione situata al quinto piano. “Abbiamo studiato soluzioni per evitare trasferimenti di pazienti con ambulanze tra i due presidi, come era inizialmente previsto. Trasferiremo il personale sanitario e le attività necessarie, non i pazienti”, ha spiegato Agnese Foddis, Direttore Generale dell’ARNAS.
Le difficoltà organizzative non sono mancate. “Purtroppo, intorno al corpo principale del Presidio Businco non ci sono spazi idonei per installare sale operatorie prefabbricate modulari, una delle ipotesi avanzate dalla delegazione sindacale Area Sanità”, spiega Foddis. Questa soluzione, sebbene valutata, si è rivelata impraticabile per i “costi economici rilevanti e i tempi troppo lunghi” che richiederebbe. Il Direttore del Dipartimento Tecnico dell’ARNAS, Gianluca Borelli, si è espresso nella stessa direzione, definendo “impossibili eventuali modifiche al progetto” per via delle stringenti normative sugli appalti pubblici e dei termini imposti per l’utilizzo dei fondi del PNRR. “Le risorse disponibili non consentono alternative: o viaggiano i pazienti o trasferiamo le attività chirurgiche al San Michele”, ribadisce Foddis.
La questione è stata al centro del tavolo tecnico paritetico istituito il 21 ottobre, durante un incontro tra le delegazioni trattanti di parte pubblica e sindacale. Dopo tre riunioni, l’ultima delle quali si è svolta il 21 novembre, è emerso chiaramente che nessuna alternativa tecnico-progettuale è risultata compatibile con i tempi e le condizioni richieste dal Pnrr. “Nonostante lo sforzo di valutare soluzioni alternative, nessuna proposta si è rivelata fattibile entro i limiti imposti dal Codice dei contratti pubblici e dalle condizioni di spesa dei fondi PNRR”, affermano i vertici dell’Arnas.
L’Azienda ha inoltre ribadito l’importanza di non perdere il finanziamento, pena il commissariamento del progetto e il rischio di dover attingere a risorse regionali per finanziare i lavori. “Rinunciare ai fondi del PNRR sarebbe un danno incalcolabile per la Sardegna, con risvolti imprevedibili per il nostro sistema sanitario pubblico”, avverte l’ARNAS. Con i lavori ormai imminenti, la sfida sarà garantire che l’assistenza oncologica prosegua senza intoppi. “Abbiamo costruito un piano organizzativo che preserva il numero di interventi e tutela i pazienti. Questo rappresenta la nostra priorità assoluta”, conclude Foddis.