CAGLIARI. In Sardegna un'impresa giovanile su 5 è artigiana. Gli under 35 sardi non si arrendono alla crisi e si mettono in gioco in prima persona. Nell’Isola, infatti, delle 14.950 giovani aziende, 2.608 sono gestite da artigiani under 35.
Sono i dati che emergono dall’analisi realizzata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna sulla “Young Econonomy e sull’occupazione giovanile” nell’Isola, su dati Istat e UnionCamere-Movimprese nel 2021.
Le imprese giovanili sono il 7,6% del totale di quelle artigiane registrate presso le Camere di Commercio e il 17,4% del totale delle imprese gestite da giovani imprenditori.
Il 25,2% delle giovani imprese artigiane under 35 è gestito da donne mentre solo il 5,8% è guidato da stranieri.
Tra le attività preferite dai giovani artigiani troviamo quelle che che trattano l’energia (16,7%) seguite da costruzioni (12,2%), alloggio e ristorazione (12%), attività di supporto alle imprese (11,1%), attività tecniche e professionali (9%), servizi alla persona e sanitari (8,7%). Seguono il manifatturiero, il commercio e la riparazione di veicoli, il trasporto, e l’informazione e comunicazione. E la delegazione sarda del Movimento Giovani Imprenditori di Confartigianato sta partecipando al meeting formativo degli “Next Generation Leadership – Leadership e cambiamento nelle organizzazioni: il ruolo del Movimento”, in programma Rimini.
I lavori si svilupperanno sul tema della leadership e sulla capacità di gestire i cambiamenti, continuando a valorizzare quel ruolo di soggetto propositivo che è proprio di Confartigianato.
“I giovani hanno un impatto di vitale importanza per l’economia e l’identità sarda – afferma Riccardo Porta, giovane artigiano sardo e componente della Giunta Nazionale di Confartigianato Giovani Imprenditori – per questo è indispensabile continuare a sostenere in modo incisivo queste realtà che rappresentano l’avvenire dell’intera economia sarda”.
“Dobbiamo impegnarci per tutelare, valorizzare e innovare la tradizione e le abilità legate ai nostri mestieri – prosegue Porta – ed è necessario incentivare la nascita di nuove realtà, supportando quelle già esistenti, offrendo soluzioni e sviluppando opportunità con strumenti innovativi”.
E le nuove generazioni stanno prendendo in mano le redini delle aziende di famiglia. “Loro stanno innovando e avendo una nuova visione di imprenditorialità – continua il componente della Giunta Nazionale di Confartigianato Giovani Imprenditori – il passaggio generazionale è fondamentale per la crescita non solo della propria realtà produttiva ma dell’intero sistema economico regionale. È quindi fondamentale sostenere i progetti d’imprenditorialità giovanile, per favorire la trasmissione d’impresa e l’innovazione tecnologica, per promuovere la collaborazione tra scuola e impresa e la formazione professionale, imprenditoriale e manageriale”.
Ma l’analisi di Confartigianato dice anche che imprese giovanili sarde, tra il 2012 e 2021, hanno subito una pesante flessione del 21% mentre il resto delle attività è cresciuto del 4,6%. Sono, infatti, tante le difficoltà che le imprese giovanili devono affrontare: in primis la fragilità patrimoniale. “Il momento dell’avvio di un’impresa, per un giovane, è molto delicato – rimarca Porta - oltre alle tante difficoltà burocratiche, ai dubbi su come reagirà il mercato, all’investimento economico iniziale, a una concorrenza sleale di chi invece decide comodamente di rimanere nel sommerso, si aggiungono dei costi importanti che il giovane deve sostenere, a partire da quelli previdenziali e fiscali”. “La fase di start up – continua - dovrebbe essere quella più tutelata quella nella quale lo Stato interviene per aiutare l’impresa a germogliare e a camminare poi da sola, con tutti i risvolti positivi che derivano poi all’intera società”.
E ad appesantire questa situazione di fragilità c’è stato anche il Covid. Una indagine del Centro Studi Tagliacarne ha rivelato come nel 2020 il 70% delle giovani imprese artigiane abbi subito una riduzione di fatturato contro il 63% delle altre aziende. E anche sul futuro gli artigiani sono molto cauti: solo il 54% prevede di recuperare i livelli produttivi entro il prossimo anno, una quota che scende addirittura al 46% per quelle realtà artigianali alle prese con problemi di passaggio generazionale. Però gli investimenti in digitalizzazione e green fanno salire sensibilmente le prospettive di ripresa abbattendo le distanze con le altre imprese: il 63% degli artigiani che ha investito in digitale e il 58% che ha puntato sulla sostenibilità conta, infatti, di recuperare entro il 2022.
Ma è l’occupazione giovanile il tasto dolente dei giovani sardi. I numeri dicono che la Sardegna non ha ancora recuperato il gap rispetto ai livelli pre-crisi con il tasso di occupazione che rimane inferiore dello 0,3% rispetto al 2019. Nell’Isola la percentuale di occupazione giovanile (15-34 anni) si attesta sul 37,1%. A livello provinciale, Nuoro è quella con la percentuale più alta, con il 38,8%. Seguono Cagliari con 38,2%, Sud Sardegna con 37%, Sassari con 36,1% e Oristano con 35,2%. Il raffronto tra il 2019 e il 2021, dice che il Sud Sardegna è cresciuto del +3,5%, Oristano dell’1,5% e Nuoro dello 0,4% mentre sono in calo Cagliari (-0,7%) e Sassari-Gallura (-3,3%).
L’analisi di Confartigianato evidenzia anche come all’elevata presenza di Neet (giovani tra 15 e 29 anni non impegnati nello studio, né nel lavoro né nella formazione) si accompagni un aumento della difficoltà di reperimento del personale, particolarmente marcato per le professioni specializzate. Secondo i dati, il 60% delle assunzioni nelle micro e piccole imprese richiede, infatti, competenze digitali, il 52% competenze matematico-informatiche e il 36% competenze nelle tecnologie 4.0. “Questi dati pongono le imprese sarde di fronte a un dilemma – continua Porta - da un lato faticano a trovare addetti qualificati, dall’altro ci sono migliaia di giovanissimi che non studiano e non cercano occupazione”. E la questione dei NEET anche per gli imprenditori under35 sardi è seria. Nonostante nel quadriennio 2018-2021 la percentuale sarda sia calata del 4,3%, l’Isola, con un preoccupante 23,6% di NEET, occupa il 7° posto in Italia (al primo posto la Sicilia e all’ultimo Bolzano). Secondo una rilevazione nazionale di Confartigianato, la distanza dei ragazzi italiani dal mondo del lavoro colloca il nostro Paese al primo posto nella Ue per la maggiore percentuale di Neet, pari al 23,1%, sul totale dei giovani tra 15 e 29 anni. La media europea si attesta, invece, al 13,1%.
Addirittura, nel 2020, è stato toccato il numero più alto nell’ultimo decennio di under 35 inattivi che non studiano e non sono disponibili a lavorare. Per i giovani artigiani under 35, in ogni caso, occorre avviare importanti investimenti sulle competenze professionali per superare criticità strutturali del nostro Paese: il mismatch tra le competenze richieste dal mondo del lavoro e quelle acquisite nel sistema educativo, la carenza nelle competenze, le basse percentuali di raggiungimento dei titoli di studio secondari e terziari e i livelli preoccupanti di abbandono precoce degli studi, sono fattori da risolvere. Per Confartigianato, quindi, occorre investire “sulla formazione on the job”, incentivando il ricorso all’apprendistato, sia duale sia professionalizzante. Gli interventi a sostegno di questi contratti dovrebbero essere accompagnati da un intervento finalizzato a ripristinare la decontribuzione totale per i primi tre anni di contratto per le imprese che ne farebbero uso. Per Porta “i numeri mettono in luce l’urgenza di cambiare passo nelle politiche giovanili. Il futuro è già oggi. Quindi servono interventi immediati per ridurre il gap tra scuola, sistema della formazione e mondo del lavoro, investimenti per favorire il passaggio generazionale nelle imprese, sostegni per i giovani che si mettono in proprio soprattutto sul fronte dell’innovazione, della ricerca e dell’internazionalizzazione”.
E poi sulla Sardegna “puntiamo a un’Isola a misura di giovani e di piccola impresa, con riforme che liberino energie e talenti, accrescano le competenze, migliorino l’efficienza dei servizi pubblici, eliminino ostacoli e oneri fiscali e burocratici. Solo investendo sulle nuove generazioni e sulla loro formazione possiamo garantire futuro al made in Italy”. “I giovani rappresentano il futuro di un sistema produttivo che da sempre dimostra una spiccata vocazione all’auto imprenditorialità, la loro capacità di iniziativa è indice della vitalità di un territorio che non si arrende alla crisi, anzi reagisce in modo costruttivo, facendo impresa e dando così vita a nuovi posti di lavoro e opportunità di sviluppo con la forza della creatività, con la costanza e con l’impegno quotidiano – conclude il giovane dirigente di Confartigianato - sono certo poi che un ruolo sull’avvicinamento dei giovani all’artigianato lo abbia anche il lavoro costante e capillare su tutto il territorio regionale della Confartigianato con le scuole di tutti i livelli e anche con le famiglie: è fondamentale infatti raccontare ai ragazzi il fascino e le soddisfazioni che le centinaia di mestieri possono offrire”.
- Redazione