Nell'ordine.
Lo scorso fine settimana il porto di Cagliari era invaso da navi da guerra di vari Paesi Nato. Una ventina, di ogni stazza, attraccate in tutti i moli. Una sosta nell'attesa di partecipare alla grande esercitazione Mare Aperto 2017. (NEL VIDEO UN SOMMERGIBILE SOLCA LE ACQUE DEL PORTO). Il ministero della Difesa non aveva comunicato nulla. Meglio: non ha usato la grancassa. Solo ad esercitazione iniziata lo Stato maggiore ha fatto sapere che la maxiportaerei Cavour, elicotteri, caccia, dragamine e una grande flotta – con migliaia di uomini e donne in divisa coinvolti – si sarebbero allenato “nel Mediterraneo centrale”. Da nessuna parte è scritto, nei comunicati ufficiali, che i giochi di guerra sono per la gran parte al largo della Sardegna. Che è proprio al centro – e, si badi bene per evitare equivoci, “al” centro, non “il” centro – del Mediterraneo. E se non bastasse la logica, per capire ciò che succede ci si è affidati alle ordinanze di interdizione alla navigazione emanate dalla Guardia costiera. Mare vietato fino al 20 maggio anche davanti a Costa Rei e capitana, nel Golfo di Cagliari. La Regione è intervenuta all'ultimo momento, dichiarando – solo dopo che si è sollevato un piccolo tsunami mediatico – che la Marina aveva concesso una riduzione del periodo di esercitazione. Ma solo in queste ultime due aree. Fino al 14, comunque, restano interdette. Al largo dell'Isola, dunque, si spara. E a terra i reparti di vari corpi delle Forze armate si esercitano negli sbarchi. Ragion di Stato, come si legge in tutti i decreti che impongono il calendario delle esercitazioni in terra sarda e stabiliscono le servitù.
Poi martedì protagonista ancora il porto di Cagliari. Lo sbarco era annunciato: diecimila crocieristi arriveranno tutti insieme in città a bordo di cinque navi. Numeri mai visti, che due giorni dopo sono anche cambiati, tanto era l'entusiasmo: i passeggeri a bordo della città galleggianti sono diventati dodicimila. Vabbé, è la foga dell'accoglienza. Comunque, sono scesi. Così tanti che mentre a Teulada gli incursori invadevano le spiaggia degli americani, i turisti hanno raggiunto terra con le scialuppe di una nave rimasta in rada perché nei moli non c'era più posto. Quanto soldi portano questi crocieristi? Nessuno ha ancora quantificato i vantaggi economici della loro presenza. Qualcuno si è lamentato del fatto che non consumerebbero nei ristoranti. Ma è certo che nessuno si può lamentare della loro presenza. Anzi: che siano benedetti, perché magari s'innamorano della città, della Sardegna, e tornano. Andando a riempire hotel e, stavolta con certezza, i tavoli dei ristoranti.
Terza notizia. Sabato, sempre al porto di Cagliari, approva la Nave della Pace, nella sua unica tappa italiana. Dal 2008 l’Ong giapponese “Peace Boat” ha invitato gli “Hibakusha” (i sopravvissuti alle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki e i familiari delle vittime), a partecipare ad un viaggio globale per un mondo libero dal nucleare. Da agosto 2016 circa centosessanta Hibakusha hanno attraversato i porti di tutto il mondo per portare la propria testimonianza sugli effetti della bomba atomica e richiedere l’abolizione del nucleare.
Le navi da guerra, le navi da crociera, la nave della pace. Basta scegliere.