Baradili ha ospitato il progetto “La speranza dei paesi”, una ricerca-azione finanziata dalla Fondazione di Sardegna grazie a un partenariato fra amministrazione comunale, Università di Sassari, associazione culturale “Nino Carrus” e l’ordine degli assistenti sociali della Regione Sardegna.
<Piccoli ma ricchi di tesori e potenzialità e soprattutto con i nostri cittadini protagonisti nel rilancio del nostro piccolo centro>, ha esordito il sindaco di Baradili Lino Zedda, <un progetto, che vuole avere un seguito con la nascita nel nostro comune e nel territorio di una scuola di comunità, momento di confronto e formazione per studiosi nel campo dell’organizzazione sociale di comunità e dello sviluppo locale. Perché anche queste iniziative rappresentano reali speranze per i nostri paesi>.
IL LAVORO Per alcune settimane Baradili è diventato un laboratorio sperimentale all’aperto. Nel cuore della Marmilla sono arrivati gli studenti del corso di laurea in servizio sociale dell’Università di Sassari, che hanno partecipato a laboratori assieme agli amministratori comunali, ai dipendenti del municipio e soprattutto ai cittadini del paese più piccolo dell’isola. <I residenti hanno dimostrato che, pur vivendo e convivendo con i margini, sono capaci di offrire lidi sicuri di accoglienza>, ha sottolineato il team del progetto.
Il TERRITORIO Grazie all’interazione tra gli amministratori del piccolo comune, in primis il sindaco Lino Zedda, il parroco padre Jerome, gli imprenditori e i rappresentanti delle associazioni locali, si è dato spazio alla voce dei territori attraverso momenti strutturati di confronto e discussione, sia sui problemi, sia sulle visioni del “paese che vorrei”. Tre i gruppi di lavoro, che hanno messo in luce le carenze del territorio: pochi servizi, altri che continuano a scomparire. Ma anche le sue potenzialità: il senso di attaccamento alla propria comunità, una rete di rapporti, che resiste anche nei piccoli centri, la qualità della vita, l’ambiente.
LA FORMAZIONE L’occasione è stata anche di tipo sperimentale-formativo per gli studenti di servizio sociale dell’Ateneo sassarese che, sotto la guida delle docenti Daniela Pisu, Luisa Angela Pittau e Maria Lucia Piga, hanno svolto parte del loro tirocinio proprio a Baradili. Entusiasti i commenti degli universitari nel report di fine progetto elaborato dal team dell’Università di Sassari.
LE PROPOSTE Dalla formazione e dal confronto alle proposte per dare un futuro a Baradili e al territorio della Marmilla. I tre gruppi di lavoro hanno pensato a diversi progetti perché queste piccole comunità non scompaiano, o meglio, per invertire la rotta e parlare di “popolamento” e non di spopolamento. Uno fra tutti la nascita di un centro di mobilità, gestito dagli stessi cittadini, che potrebbe gestire una serie di mezzi elettrici per favorire la mobilità e gli spostamenti in un territorio, dove i trasporti rappresentano uno degli handicap maggiori. Infine, con il contributo dell’Associazione Nino Carrus, è stato indetto il primo concorso di idee “Costruire speranze a Scuola di Comunità” vinto dalla studentessa Giulia Falchi con l’elaborato dal titolo “Ospiti digitali: dare per avere”, per la sua capacità di tenere insieme la pratica di servizio sociale e il problema dello spopolamento delle aree interne dell’isola.
LA SCUOLA DI COMUNITA’ Proprio il gruppo dell’Università di Sassari ha proposto l’istituzione in questo territorio di “scuole di comunità”. La formatrice dell’università sassarese, che ha coordinato il progetto a Baradili, Maria Lucia Piga, ha spiegato: <Le scuole si propongono come officine di opportunità, campus estivi destinati a studiosi nel campo dell’organizzazione sociale di comunità e nell’ambito dello sviluppo locale. Un intervento con il quale promuovere lo sviluppo di partnership locali guidate dalle amministrazioni, capaci di sviluppare energie e contaminazioni con associazioni culturali, ordini professionali e terzo settore>. Scuole di comunità, la cui gestione logistica potrebbe essere affidata ai residenti, con la nascita, dunque, di nuove opportunità lavorative.
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