CAGLIARI. Dal gruppo sardista in consiglio comunale, a Cagliari, è arrivata una mozione a firma di Antonella Scarfò: "Il Comune deve installare dei pannelli informativi multilingue per informare cittadini e turisti su chi sia stato Carlo Felice, il tiranno feroce, la cui statua campeggia in piazza Yenne. Poi", è la tesi, "sarà la gentea chiederne la rimozione". A rispondere alla Scarfò, sempre da palazzo Bacaredda, è la consigliera comunale dei Progressisti Francesca Mulas. Ecco il suo pensiero.
La storia deve essere studiata e approfondita nella sua complessità e non piegata alle nostre idee. Soprattutto la storia della Sardegna, troppo spesso facile preda di certa propaganda politica. Chi oggi definisce il re sabaudo Carlo Felice come “tiranno feroce” senza raccontare tutto il contesto sociale, politico, economico e culturale di quegli anni mostra una concezione semplicistica e superficiale del nostro passato.
La mozione “Sull'installazione di pannelli esplicativi multilingue per la statua di Carlo Felice e la storica porta di Palabanda, e sulla promozione culturale della storia sarda con l'intitolazione di una via al 28 aprile 1794 'Sa die de sa Sardigna'”, promossa dal gruppo PsdAz nel Consiglio comunale di Cagliari, contiene alcuni punti certamente condivisibili: l'importanza di studiare la storia della Sardegna a scuola, l'esigenza di dare informazioni a cittadini e turisti sui luoghi simbolo della nostra città.
E però non possiamo accettare che questioni così serie siano affrontate con tanta superficialità. Le premesse storiografiche di questa mozione sono debolissime, e tutto il senso della mozione ridotta a considerazioni che hanno poco a che fare con la verità storica. Si citano due autori che definiscono ingiusta e tirannica l'amministrazione di Carlo Felice. Il primo è Pietro Martini, che ne scrisse nel 1852, quasi due secoli fa. Il secondo è Raimondo Carta Raspi, che pubblicò la sua Storia di Sardegna nel 1950. Viene totalmente ignorato tutto il dibattito sul tema degli ultimi trent'anni, che ha messo in luce una situazione ben più complessa e articolata rispetto a una narrazione semplicistica che contrappone vittime e carnefici, sardi vinti e continentali tiranni. E senza nulla togliere al valore intellettuale di Pietro Martini e Raimondo Carta Raspi, non dimentichiamo che il primo cadde nell'inganno dei falsi delle Carte di Arborea, il secondo sosteneva la teoria di un cataclisma che sommerse l'Isola. La mozione cita anche Francesco Casula (confuso maldestramente con “Francesco Cesare Casula”, storico e docente all'Università di Cagliari), autore di un volume di grande successo di vendite che si chiama “Carlo Felice e i tiranni sabaudi” di pochi anni fa: uno studio su cui esperti della materia hanno evidenziato perplessità, tra cui un uso fazioso delle fonti per lo più datate, e alcuni errori grossolani.
Oggi, nel 2021, abbiamo l'occasione di guardare a quella parte della nostra storia con obiettività. Sarebbe bello promuovere incontri, momenti di studio e confronto e dibattiti per fare luce sul Settecento e Ottocento sardo in tutta la sua complessità, senza fare propaganda e senza cercare di ridurre tutto a sardi buoni e piemontesi cattivi. E a questo proposito rivolgo un invito ai proponenti di questa mozione: visto che dal 2018 la Regione Sardegna prevede di introdurre per legge l'insegnamento della storia sarda a scuola, chiedete a Christian Solinas, presidente della Regione ed esponente del vostro partito, perché oggi ancora quella legge è inattuata.
Infine una riflessione per tutti: con la propaganda si possono vincere le elezioni, ma non si fa certamente il bene della Sardegna. Per quello servono studio e onestà intellettuale.
- Redazione