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Sant'Antioco, una casa mobile per disabili nella spiaggia di Maladroxia

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SANT'ANTIOCO. Nasce un nuovo servizio nello stabilimento balneare “Isola Del Cuore” di Maladroxia, dedicato ai pazienti gravi e gravissimi, progettato e realizzato dall’associazione di volontario onlus “Le Rondini”. Martedì 23 luglio, alle 19, verrà inaugurata la prima casa mobile per disabili, che verrà posizionata vicino allo stabilimento balneare e sarà attrezzata per consentire agli ospiti de “L’Isola Del Cuore” di trascorrere un’intera giornata in relax, grazie anche all’impegno dei soci volontari dell’associazione e alle figure specialiste coinvolte a titolo unicamente volontario. Dopo la cerimonia seguirà l’intrattenimento con lo spettacolo del “Clown Dado”.

Una opportunità in più, dunque, per permettere ai pazienti affetti da patologie altamente invalidanti di godere sia dei benefici dell’acqua di mare, sia del relax al riparo dal sole, in una casa mobile dotata di tutti i confort e servizi. «Dopo un’analisi dei bisogni dei disabili dello stabilimento – spiegano dall’associazione Le Rondini –  è emerso un disagio dovuto all’impossibilità di trascorrere l’intera giornata nello stabilimento, a causa della stanchezza generata dal viaggio e all’affaticamento dato dalla patologia. Da queste esigenze, nasce l’esigenza di un punto di sosta e riposo comodo e fresco, in cui il disabile possa trascorrere le ore più calde della giornata, allungando così la sosta all’Isola Del Cuore e distribuendo meglio le tempistiche del viaggio. Per rispondere a questo bisogno, le Rondini ha predisposto delle casette mobili su ruote adiacenti allo stabilimento. Strutture che potranno essere utilizzate dai disabili per i lunghi spostamenti anche durante i mesi invernali. Con l’esempio di chi riesce a godere di una giornata al mare in tutta sicurezza, il progetto vuole apportare un cambiamento nelle mentalità comuni, cercando di scacciare la paura nutrita dai malati gravi e dalle loro famiglie sugli spostamenti al di fuori delle mura di casa. Inoltre, intendiamo aiutare i malati di Sla in fase di diagnosi all’accettazione della loro patologia, dimostrandogli la possibilità di condurre normali attività sociali nonostante la loro condizione»