Culture

Genoni, chiusa la terza edizione di “Abbàida!” con il tema centrale dei luoghi comuni

Abbaida

GENONI. Si è conclusa domenica a Genoni la terza edizione di “Abbàida!”, il festival di cinema che attraverso una serie di proiezioni di film, laboratori, residenza d’artista e incontri con gli autori e i professionisti del settore intende realizzare azioni di promozione della cinematografia sarda, della produzione e divulgazione della cultura cinematografica e degli audiovisivi e creare occasioni di incontro e confronto tra i residenti, i partecipanti al festival e gli autori.

Filo conduttore di questa edizione, che ha visto in programma la proiezione di quattro opere cinematografiche dedicate al cinema del reale, il tema “Luoghi comuni”, sintesi dell’intreccio di questioni, idee, temi e storie che riguardano il rapporto tra l’essere umano e il contesto in cui abita.

Partito il 5 dicembre con la residenza d’artista e il laboratorio cinematografico “Un paese ci vuole?” guidata dai registi Andrea Grasselli (Brescia/MI) e Damiano Giacomelli (Tolentino/ Marche), è organizzato dall’associazione Nuovo Aguaplano, sotto la direzione artistica del regista sassarese Sergio Scavio. “La vera scommessa, era tornare, dopo la prima fase del festival tenutasi in estate, in inverno. Quando i pochi abitanti stanno chiusi nelle case dopo la giornata di lavoro, con poco o nulla da fare se non stare davanti a qualche schermo, piccolo o grande, ma sempre soli o tutt'al più in famiglia. Ed ecco che organizzare delle proiezioni collettive in una sala comune, invitare due giovani e talentuosi autori di film a vivere e lavorare qualche giorno a Genoni coinvolgendo anche i residenti ha avuto un valore nuovo e superiore rispetto all'organizzare il festival d'estate. È un lavoro a lenta cottura, quello del nostro festival, che continuerà indomato, come i cavalli della Giara, per gli anni a seguire”, spiega il direttore artistico.

Quattro le storie dedicate al cinema del reale che hanno raccontato al pubblico di “Abbàida!” angoli di mondi diversi, inediti e inesplorati, attraverso diverse gradazioni e nuovi punti di vista: “Selfie” di Agostino Ferrente, mostra la quotidianità di due sedicenni, Alessandro e Pietro, vissuta nel quartiere popolare napoletano Rione Traiano, teatro nel 2014 dell’uccisione di un loro coetaneo, Davide Bifolco; “Noci sonanti” di Damiano Giacomelli e Lorenzo Raponi, la storia di Fabrizio e suo figlio Siddharta che vivono a Cupramontana senza luce né riscaldamento ha catturato in un angolo sperduto di bosco dell’entroterra marchigiano; “Zenerù”, di Andrea Grasselli che racconta la relazione poetica tra l’antico rituale della “Scasada del Zenerù” e la vita del pastore ed eremita Flaminio Beretta.

In chiusura di festival “Padre padrone” (1977), scritto e diretto da Paolo e Vittorio Taviani, tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Gavino Ledda. Tra le opere più rappresentative del cinema italiano degli anni settanta, porta una storia, ambientata negli anni quaranta in Sardegna, dal forte impatto crudo e realistico che parla del difficile rapporto tra padre e figlio, di duro lavoro e infanzie spezzate. Il film è stato anche spunto di analisi e di lavoro del laboratorio di cinema “Un paese ci vuole?”, guidato dai registi Andrea Grasselli e Damiano Giacomelli, attività parallela del festival che, partita a Genoni il 5 dicembre, si concluderà domenica 11. “Il lavoro su “Padre padrone”, poi, proseguirà, sono certo – aggiunge Sergio Scavio - Rivedere il film, leggere insieme la sceneggiatura, filmare il reacting del film, rimetterlo dunque in scena e criticarlo, discuterci sopra, ha un valore incommensurabile in quei territori dove la cultura agropastorale arriva dai tempi di Omero. Ha aperto, nel paese, delle questioni che hanno portato a discutere dell'identità presente e passata di Genoni e del suo territorio”.