CAGLIARI. Cinquemila e cinquecento piante di marijuana crescevano rigogliose in mezzo al granturco nelle campagne di San Nicolò Arcidano. Stessa tecnica di occultamento per le oltre settemila scoperte il 18 settembre nel terreno, tecnicamente in disuso, intestato a una cooperativa di Samassi. E ancora: 522 esemplari di cannabis indica trovati a San Teodoro, altri 613 nelle campagne di Girasole. Più altre mille piante, alte fino a due metri, individuate ieri, 18 settembre, sui monti di Sinnai, a Serpeddì, in una zona difficilmente raggiungibile attraverso i sentieri più battuti. Ottocento piante erano invece curate nelle campagne di Orune.
Decine di quintali di droga, ricavi potenziali per milioni di euro: sono solo alcuni dati che derivano dalle operazioni condotte da carabinieri, polizia e guardia di finanza su tutto il territorio della Sardegna. Da nord a sud. La coltivazione di grandi piantagioni di marijuana è il business, non nuovo ma molto potenziato negli ultimi tempi, e molto redditizio, al quale si è convertita la criminalità isolana. Un fenomeno così radicato da essere entrato nel rapporto della direzione investigativa antimafia come nuova fonte di reddito e canale di investimento per i trafficanti sardi.
I numeri, ovviamente, si riferiscono alle operazioni messe a segno dalle forze dell'ordine. Ma, come spiegato dalla questura di Nuoro, che ieri ha effettuato otto arresti tra Nuorese e Ogliastra, “la coltivazione di marijuana costituisce un business favorito dalle presenza di aree impervie facilmente occultate nella vegetazione”. E a quanto pare anche il clima facilita i coltivatori. Così le forze dell'ordine si sono adattate e hanno sviluppato dei sistemi di contrasto del fenomeno, come spiega il capitano Emilio De Simone, comandante della seconda compagnia della Guardia di Finanza di Cagliari.