CAGLIARI. "I sardi non viaggeranno più per curarsi? Da anni accompagniamo famiglie e malati nei loro spostamenti per ricevere cure e non possiamo più tacere di fronte a queste dichiarazioni lontane dalla realtà". È l'associazione Svs Viaggi per la Salute a commentare le parole dell'assessore alla Sanità Armando Bartolazzi rilasciate in una recente intervista al quotidiano La Nuova Sardegna. L’assessore ha dichiarato anche che “non chiuderà alcun ospedale” e che le liste d’attesa saranno abbattute del 40%.
Ma il presidente della Svs Renato Pischedda in una nota attacca: "Una promessa che non trova riscontro nella realtà quotidiana di migliaia di pazienti. Alcune prestazioni in Sardegna non sono disponibili: la mancanza di reparti fondamentali, come un ospedale pediatrico regionale, costringe molte famiglie a rivolgersi alla Penisola. Altri pazienti partono per prestazioni teoricamente erogabili qui, ma rese di fatto irraggiungibili da tempi d’attesa insostenibili. Aspettare mesi o anni per una diagnosi o un intervento significa aggravare la malattia".
"È questa la mobilità sanitaria extraregionale", continua Pischedda, "una necessità che alimenta i cosiddetti “viaggi della speranza”, più correttamente la migrazione sanitaria. Un fenomeno che costa alla Sardegna circa 100 milioni l’anno, senza contare l’assistenza indiretta finanziata dalla Regione, che genera ulteriori e rilevanti spese".
E sulle liste d'attesa poco sembra essere cambiato: "Nonostante i 13 milioni di euro stanziati nel 2024 e altri fondi successivi, le attese arrivano fino a due anni e mezzo. Questo certamente dipende anche dal fatto che la spesa sanitaria pro-capite varia dal 70,80€ di Cagliari ai 7 € di Olbia. Nel frattempo, decine di migliaia di cittadini rinunciano alle cure".
"Nell’intervista", continua la Svs, "non si cita l’ordine del giorno presentato in Consiglio Regionale sulla collaborazione con la Comercializadora de Servicios Médicos Cubanos S.A., che permetterebbe di integrare temporaneamente personale sanitario nelle strutture sarde. Perché questa proposta concreta non viene considerata? In una regione dove interi reparti rischiano di fermarsi “se un solo medico va in ferie”, come ha ammesso lo stesso assessore, sarebbe doveroso valutare ogni soluzione praticabile. Il susseguirsi di propaganda anziché di comunicazione istituzionale, quasi a voler edulcorare la realtà, lascia ancora più soli coloro che combattono per la propria salute e rivela scarsa sensibilità verso chi vive queste difficoltà. Occorre ripartire dalla realtà del presente, per non dar luogo a un futuro assente".
E poi l'appello: "Chiediamo che la Regione abbandoni gli slogan e apra un confronto serio con cittadini, associazioni e operatori, per affrontare i nodi strutturali: personale, investimenti mirati, ospedale pediatrico regionale e valutazione di tutte le soluzioni disponibili, compresa quella già proposta in Consiglio Regionale. Finché questo non accadrà, i sardi continueranno a ricorrere alla mobilità extraregionale, e SVS continuerà ad accompagnarli, perché la salute non può aspettare".