TEULADA. La richiesta di valutazione di incidenza ambientale (v.inc.a.) presentata dal comando militare esercito Sardegna per le esercitazioni nel poligono di Capo Teulada ha sollevato critiche da parte di diverse associazioni ambientaliste e sindacali. Italia nostra Sardegna, insieme a Usb Sardegna, Cagliari social forum, Cobas Cagliari, assotziu consumadoris Sardigna e Confederazione sindacale sarda, ha inviato osservazioni alla regione Sardegna chiedendo un pronunciamento negativo sulla richiesta.
Secondo le associazioni, la v.inc.a. non sarebbe altro che “una sanatoria piuttosto che una reale procedura volta a valutare la coerenza delle attività proposte con gli obiettivi di conservazione dei siti natura 2000”. Viene denunciato come per oltre 30 anni le esercitazioni si siano svolte senza rispettare la normativa ambientale, nonostante la presenza di due zone speciali di conservazione (zsc) istituite per proteggere habitat sensibili.
Tra le criticità segnalate ci sono il possibile impatto ambientale e sanitario delle esercitazioni, l’assenza di indicazioni chiare sulle modalità operative all’interno del poligono e il mancato approfondimento sui danni agli habitat marini. Inoltre, secondo le associazioni, mancano informazioni sugli ordigni utilizzati e sul loro effetto su suolo e acque, nonché uno studio sulle alternative all’uso militare delle aree protette. Le misure di mitigazione previste vengono definite “sostanzialmente blande e prive di obiettivi finalizzati al miglioramento della situazione ambientale attualmente esistente”.
Pur riconoscendo che la richiesta di v.inc.a. rappresenti un primo passo verso una maggiore regolamentazione, le associazioni sottolineano che “permangono grossi dubbi sull’efficacia delle misure di mitigazione proposte”, poiché non vi sarebbe alcuna garanzia che le attività militari non continuino a compromettere l’ambiente. Inoltre, lamentano l’assenza di piani concreti per la bonifica del sito e il recupero dell’area.
Per questo motivo, chiedono alla regione la sospensione immediata delle esercitazioni militari nelle zone speciali di conservazione, con l’attivazione di misure di compensazione ambientale per il risanamento. “La Sardegna, con il 65% del demanio militare italiano, merita un approccio esemplare di tutela, non ulteriori deroghe e sanatorie”, concludono le associazioni, ribadendo che l’unica soluzione è fermare le attività militari e avviare bonifiche e riforestazione per evitare un danno ambientale e sanitario irreversibile.