UTA. La Fials (Federazione italiana autonomi lavoratori sanità) ha lanciato un nuovo allarme sulla situazione di grave pericolo per la sicurezza e la salute del personale sanitario presso la casa circondariale di Uta, segnalando la continua escalation di aggressioni fisiche e verbali. L'ultimo episodio si è verificato il 29 gennaio 2025, quando una infermiera è stata aggredita fisicamente all'interno della struttura.
Così si legge nel comunicato inviato ai destinatari istituzionali, tra cui il prefetto di Cagliari, l'assessore alla sanità e il direttore generale della Asl 8 di Cagliari, oltre all'ispettorato del lavoro per l'area metropolitana di Cagliari-Oristano. Nel documento, la Fials denuncia il grave stress lavoro correlato che affligge il personale sanitario, dovuto a carenze di sicurezza, mancanza di personale infermieristico e alle condizioni di lavoro non idonee. La situazione, che sembra non aver trovato risoluzione nonostante numerose segnalazioni, ha creato un clima di ansia e preoccupazione tra gli operatori sanitari.
Tra le problematiche indicate nel comunicato, vi è la carenza di personale, segnalata già il 28 novembre 2024 alla direzione della Asl 8 senza alcun riscontro. Inoltre, la Fials denuncia la gestione inadeguata degli ambienti sanitari, con pulizie affidate a detenuti e la mancanza di spogliatoi a norma. A queste difficoltà si aggiungono gli strumenti obsoleti, come i carrelli per la terapia, che hanno causato infortuni, e l'assenza di ausili per la movimentazione dei pazienti.
Il personale sanitario della Ss “Tutela della Salute in carcere”, che lavora con la cosiddetta "sorveglianza dinamica" dei detenuti, si trova ad affrontare anche il paradosso di doversi rinchiudere in una "voliera", una struttura metallica improvvisata per garantire la sicurezza durante l'assenza della polizia penitenziaria.
Di seguito il passaggio del testo: "Le attività sanitarie avvengono in modo prevalente con la presenza di detenuti lasciati liberi, a seguito della cosiddetta “sorveglianza dinamica”, che tuttavia riduce il livello di sicurezza verso gli operatori sanitari. Tale percezione sembrerebbe aver indotto, la struttura carceraria a creare nel “SAI” Area Degenza, quella che dagli operatori sanitari è stata ribattezzata come “La Voliera”, ovvero un’area caratterizzata da una struttura metallica/inferriata a sbarre, opportunamente fissata alle estremità delle due pareti verticali, la soffitta e lo stesso pavimento, all’interno della quale, per ragioni di sicurezza, il personale sanitario si chiuderebbe volontariamente, nei momenti in cui la polizia penitenziaria deve allontanarsi ,dall’area degenza, per ragioni di servizio, creando il paradosso di avere “temporaneamente” il personale sanitario rinchiuso dietro le sbarre, ed i detenuti liberi di circolare nell’area di degenza, fino al rientro della polizia penitenziaria".
La Fials ha concluso il comunicato chiedendo un intervento immediato per ripristinare la sicurezza e migliorare le condizioni di lavoro. "Se chi riveste un ruolo dirigenziale non è in grado di risolvere questi problemi, perché continua a occupare posizioni così delicate?", si legge nel documento, che chiede azioni concrete per la tutela dei lavoratori.
La situazione continua ad essere insostenibile, e la Fials ribadisce che "le condizioni di lavoro del personale sanitario in questa struttura sono inaccettabili".