CAGLIARI. In Sardegna una coppia che vuole effettuare un test del Dna fetale, che consente di prevedere con un alto grado di attendibilità alcune alterazioni dei cromosomi nel feto, può arrivare a spendere anche mille euro. Un servizio (spesso consigliato dagli stessi ginecologi) ma che ad oggi è offerto soprattutto in forma privatistica e con costi molto elevati totalmente a carico delle famiglie. E per tanti può essere effettivamente una spesa insostenibile.
Per questo la Giunta regionale punta ad abbattere questi costi e a rendere il test gratuito, come già accade in altre regioni d'Italia (vedi Emilia Romagna, Valle d'Aosta e Puglia). Lo conferma l'assessore alla Sanità Armando Bartolazzi. Nelle ultime delibere approvate la scorsa settimana infatti c'è "l'utilizzo sperimentale", si legge nella nota della Regione, "del test prenatale del DNA fetale non invasivo (NIPT), quale screening per la diagnosi delle trisomie 13, 18 e 21, al fine di limitare i rischi afferenti all'utilizzo di sistemi di diagnosi più invasivi e potenzialmente più pericolosi per la madre e il nascituro".
I fondi, in realtà, al momento non basterebbero per rendere gratuito lo screening per tutte le donne in gravidanza. Ma l'obiettivo è quantomeno quello di tagliare i costi (in un laboratorio privato si va dai 700 ai mille euro) e renderlo meno proibitivo per le coppie in attesa di un figlio.
IL Nipt infatti non è inserito nei LEA, ossia le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, ma sempre più donne decidono di effettuarlo, pagandolo di tasca propria in regime privatistico.
Come funziona? È un test non invasivo perché basta un semplice prelievo di sangue e poi si attendono i risultati. E si può effettuare già dalla decima settimana di gestazione. Secondo il ministero della Salute questo test ha "prestazioni significativamente migliori rispetto ai test di screening basati sulle analisi biochimiche e sulla translucenza nucale, che possono precedere o meno i test diagnostici invasivi. Il test cfDNA/NIPT riduce drasticamente il ricorso alle indagini diagnostiche invasive, abbattendo il numero degli aborti collegati all’invasività delle tecniche di prelievo dei tessuti fetali. Inoltre, il test utilizzato come screening contingente dopo il test combinato ha un impatto minore sulla spesa sanitaria rispetto allo screening universale".