ROMA. Ancora niente da fare. L'incontro al ministero delle Imprese e del Made in Italy tra Governo e Glencore non è servito per fare passi in avanti verso la ripresa delle attività produttive della Portovesme srl. In bilico ci sono circa 600 dipendenti e altrettanti delle ditte d'appalto che lavorano tra Portoscuso e San Gavino.
Il prossimo incontro è previsto dopo Pasqua, il 12 aprile. Secondo quanto riferisce il ministero, la richiesta fatta dalla sottosegretaria Fausta Bergamotto ai vertici della Glencore e all'amministratore delegato Davide Garofalo sarebbe stata quella di riavviare la produzione: "I vertici dell'azienda non hanno acconsentito. Il problema non è solamente il costo dell'energia, quanto la necessità per il gruppo Glencore di mettere in campo un progetto di riconversione che vada verso l'economia circolare, come hanno affermato i presenti. Noi siamo pronti ad aiutarli per la riconversione industriale, ma occorrono garanzie per il presente e per il futuro dei lavoratori, che allo stato non ci sono state evidenziate".
Sullo stallo della trattativa arriva l'attacco del deputato del Pd Silvio Lai: "Alla prima vera crisi industriale con una multinazionale il governo Meloni dimostra tutta la sua incapacità: il fallimento della trattativa tra il governo e la multinazionale svizzera Glencore per la vertenza della Portovesme srl che coinvolge oltre 1500 lavoratori ha precise responsabilità nella volontà dell’azienda di chiudere le principali produzioni quanto nella proposta insufficiente da parte del Mimit, il ministero competente. In questo contesto il presidente della Regione Sardegna è attore non protagonista, che anziché mettere in campo soluzioni, si presenta a mani vuote ma “commosso”.
"Dopo decenni di impegno delle istituzioni, in termini di risorse finanziarie e tutela ambientale, non possiamo accettare che le scelte della multinazionale condannino un polo strategico alla scomparsa, e con esso migliaia di lavoratori alla disperazione". Così il presidente della Regione Christian Solinas: "Appare chiaro, come avevamo temuto che il fattore energia non fosse in realtà quello decisivo. Altre motivazioni di strategia industriale e commerciale incombevano sulla vertenza e orientavano fin dall'origine l'atteggiamento di Glencore, dalla quale ci attendevamo parole chiare che non sono ad oggi arrivate. Per noi - conclude - può esserci un solo esito possibile: il mantenimento delle attività e di tutti i livelli occupazionali fino all’avvio di un processo di riconversione industriale del quale attendiamo di conoscere il progetto, e per il quale non possiamo che confermare il nostro sostegno in presenza di solide garanzie".