CAGLIARI. “Saresti da prendere a bastonate in bocca", "Ad Iglesias si dovranno picchiare Antonella contro Federica a causa di un ragazzo". Sono solo alcune delle frasi che si leggono da mesi sui social nelle box delle domande e risposte anonime utilizzate anche da dodicenni e che inondano ormai il web. "Ragazzini e ragazzine usano app che consentono di inviare messaggi anonimi sui social per diffamare coetanei o bullizzarli”. È l’allarme lanciato da Luca Pisano, dell’osservatorio Cybercrime Sardegna, su un fenomeno che sta interessando sempre più giovanissimi anche in Sardegna, da Cagliari a Sassari, passando per tanti altri paesi dell’Isola.
Il cyberbullismo dilaga e, dice Pisano, “tutti i pettegolezzi un tempo coltivati nell’ intimità, ora sono socializzati sulle storie di Instagram. I ragazzi utilizzano senza avere ottenuto il consenso il logo di Webboh, la piattaforma specializzata nel racconto quotidiano della rete, per fare segnalazioni anonime tramite Ngl, che poi l'amministratore del profilo la pubblica sulle storie di Instagram. Qualche volta i contenuti sono inoffensivi perché si limitano a “spottare” una persona, a ricevere cioè informazioni su un ragazzo/a che non si conosce personalmente ma ha creato interesse per il suo aspetto fisico. Più frequentemente sono postati con la finalità di cyberbullizzare".
"Questa nuova operazione epistemologica - dice Pisano - sul modo di percepire e rappresentarsi il mondo - separare il significante dal significato - permette ai giovani (ma non solo) di non pensare, e di agire senza provare rimorsi o sensi di colpa. Insomma le parole e i comportamenti diventano rappresentazioni mentali astratte e prive di concetto. Ovviamente la responsabilità del decadimento del linguaggio è soprattutto nostra".