CAGLIARI. Il carburante ormai si sa, ha raggiunto ( e in alcuni casi superato) quota due euro. E mentre c’è chi può fare a meno dell’auto risparmiando i soldi di benzina e gasolio, c’è anche chi invece senza il carburante non può lavorare. È il caso degli autotrasportatori: di nuovo sul piede di guerra dopo la protesta che ha coinvolto l’intera Italia appena tre mesi fa. Allora si era chiusa con il taglio delle accise sui carburanti del 25 per cento. Una settimana di blocchi dei porti nell’Isola era costata cara. Gli scaffali dei supermercati sono rimasti vuoti ed era iniziata la razzia di pasta e altri prodotti.
Oggi la situazione sembra peggiorata, e chi guida i mezzi pesanti è pronto di nuovo a bloccare tutto. Il guadagno oggi va interamente ai distributori. “C’è la spontanea volontà di fermare tutto, da nord a sud dell’Isola”, dice Piero Muscas dell’associazione Ruote Libere, “consumiamo le gomme dei nostri mezzi e non riusciamo a sostituirle, non abbiamo i soldi per la manutenzione dei camion, e i guadagni vanno tutti ai distributori”.
La richiesta è chiara: “Carburante a 1,60 euro e accise per euro 4 ed euro 6”. “Certo è che uno sciopero in questi giorni significherebbe una mazzata per il turismo dell’Isola che fa vedere i suoi frutti dopo due anni di stallo”, dice Giovanni Pani, “sarebbe un danno e ulteriore beffa per i sardi. Con la riduzione delle accise l’autotrasportatore è andato a perdere anche quelle, la situazione è molto molto tesa”. Pani poi ricorda la promessa del Governo: “Cinquecento milioni di euro per il comparto ma solo sulla carta, non ci sono neanche in bilancio, le aziende sono tutte alla canna del gas, c’è bisogno di interventi sostanziali e immediati”.