CAGLIARI. Lo ha annunciato la dirigenza, l'hanno ribadito i sindacati: la Portovesme Srl rischia di chiudere se non dovessero arrivare adeguate compensazioni economiche per far fronte ai rincari energetici di questi mesi.
Un ipotesi, secondo il consigliere regionale del Psd'Az Fabio Usai, che "ci mette di fronte a uno scenario gravissimo quanto inaccettabile, simile a quelli già tristemente sperimentati in passato nel polo industriale.
“La Portovesme Srl", continua Usai, "è uno dei principali siti industriali della nostra isola e in ambito nazionale :riveste grande importanza in virtù della sua strategicità produttiva. Sarebbero sufficienti questi aspetti per attivare qualsiasi azione politica atta a preservarne l'operatività.". Anche alla luce della guerra in Ucraina "quello dello zinco e del piombo è a tutti gli effetti riconosciuto come settore strategico. Ma per il nostro territorio", sottolinea il consigliere regionale, "lo stabilimento di Portovesme è assolutamente fondamentale anche per la rilevanza occupazionale che ricopre; nonché per l'indotto generato in termini di moltiplicatore economico e quindi di ricchezza prodotta”.
Sono oltre 1.500 i posti di lavoro garantiti tra coloro che, quotidianamente, varcano la soglia dei cancelli aziendali. Ma in conseguenza del moltiplicatore economico innescato, sarebbero diverse migliaia (alcune stime teorizzano tra i 4.000/4.500) quelli indirettamente prodotti grazie all'attività produttiva, "tramite stipendi, contratti d'appalto con aziende e fornitori di materie e servizi, e in generale in conseguenza allo stimolo e all'espansione della domanda aggregata territoriale. Posti di lavoro", prosegue il sardista, "che in una provincia come la nostra - dove gli indicatori macroeconomici ci raccontano una realtà gravemente depressa e quelli demografici spopolata, nella quale le altre principali attività produttive industriali hanno chiuso da tempo e attendono di ripartire e tutti i settori economici sono in crisi o sottodimensionati per le proprie potenzialità - rappresentano un drammatico spartiacque verso il tracollo sociale”.
Per questo Usai rivolge "un nuovo appello alle istituzioni nazionali affinché intervengano celermente e concretamente per affrontare questa inaccettabile situazione. Produrre con queste tariffe energetiche, incamerando perdite per centinaia di milioni di euro all'anno, senza aver alcuna responsabilità o strumento di riequilibrio, non è sostenibile per nessuna azienda al mondo”.