CAGLIARI. Doveva essere solo un "audio terroristico su whatsapp". Invece la protesta degli autotrasportatori sardi contro il caro carburante non solo è diventata realtà, ma sta anche paralizzando l'economia della Sardegna. I tir stanno bloccando i porti dell'Isola, in entrata e in uscita.
Risultato: tonnellate di prodotti agricoli che restano fermi a marcire nei magazzini, Confindustria che lancia l'allarme per dire che senza connessioni oltremare sono a rischio centinaia di aziende e il consorzio del pecorino romano Dop.
L'annuncio della protesta - che dal 4 aprile potrebbe dilagare anche nella Penisola, come annunciato da Unatras, la sigla che riunisce le associazioni dei trasportatori - aveva scatenato la corsa al supermarket, con centinaia di sardi che avevano temuto una carenza delle materie prime. Pare che nessuno, allora, avesse pensato che un blocco avrebbe comportato anche la fermata del flusso di merci verso l'esterno della Sardegna.
Gli effetti dell'azione dei trasportatori iniziano a farsi pesanti. E, al momento, da Roma non sembrano arrivare risposte. Intanto questa sera alle 18 è convocata una riunione d'emergenza del consiglio regionale. In attesa che il prezzo del carburante scenda.