CAGLIARI. Il pronto soccorso è sovraccarico. E i pazienti Covid sono fermi lì, nei corridoi, in attesa di un trasferimento. Che probabilmente non arriverà, perché gli altri ospedali sono già saturi. È quanto denunciato oggi dal Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, che fuori dal Policlinico di Monserrato ha organizzato un sit-in di protesta per chiedere all’azienda ospedaliera di intervenire in quella che viene definita come una “situazione grave e caotica”.
Grave soprattutto perché, spiega Christian Cugusi, dirigente del sindacato, il personale si trova a gestire anche 20 pazienti covid contemporaneamente senza aree adeguate di bio contenimento. E questo - dicono dal sindacato- mette a repentaglio la salute di quelli che, invece, non sono positivi.
L'Aou di Cagliari replica e spiega che "nell’area di Cagliari, prima della pandemia coesistevano 4 pronto soccorso e 4 ospedali che accoglievano i pazienti: adesso, invece, sono solo due, Policlinico e Brotzu, e in questi due presidi arrivano le ambulanze. Il terzo letto nelle camere, ad esempio, come è stato più volte ribadito è l’unica soluzione possibile se si vuole evitare che i pazienti soggiornino nei corridoi o peggio nelle ambulanze. A causa della pandemia abbiamo 500 posti letto no Covid in meno nell’area metropolitana e a questo facciamo fronte con attenzione e determinazione". Massima disponibilità, assicura in ogni caso, al dialogo con le organizzazioni sindacali.
La situazione si fa critica anche al Santissima Trinità, che va di nuovo verso il blocco di tutti gli interventi chirurgici. La rianimazione, lì, è ormai quasi tutta di pazienti Covid. E mentre gli ospedali un po’ in tutta la Sardegna tornano ad affollarsi, nelle case, in isolamento, spesso fortunatamente senza particolari sintomi, ci sono sempre più cittadini. Quasi 22mila, secondo l’ultimo aggiornamento. Il virus nel frattempo continua a correre veloce, ricostruire la catena dei contagi spesso è impossibile e l'Ats non riesce più a contattare tutti i nuovi positivi. Solo ieri in Sardegna l'Unità di crisi ne ha registrato altri duemila. Alla fine le indicazioni dell’azienda per la tutela della salute arrivano con una nota che, in sostanza, dice: “Non aspettate la chiamata dell’Ats, chi risulta positivo al test antigenico in farmacia o fatto in casa si autoisoli e segua le regole della quarantena: stia in casa sino a guarigione con tampone negativo a 10 giorni dal primo. Inutile, in questa fase, attendere anche la conferma del molecolare, che - si legge - nella migliore delle ipotesi non arriverà prima di 6/7 giorni”.