CAGLIARI. “Anziché fare comunicati stampa a vuoto, i parlamentari del movimento cinque-stelle sveglino il ministro dei Trasporti, loro collega di partito. Da tre mesi ho presentato un’interrogazione sulla verifica triennale della convenzione, prevista ogni tre anni dalla stessa, ma nonostante gli anni siano diventati sei, il ministro fa l’indiano in piena continuità con il Governo Renzi". Lo scriveva Ugo Cappellacci nel settembre del 2018. Il ministro allora era Toninelli, la convenzione riguarda Tirrenia e il suo armatore, Vincenzo Onorato, che allora aveva anche interessi nell'editoria, in Sardegna, da proprietario di SardiniaPost (ora ceduta). Cappellacci puntava l'indice sulle anomalie della convenzione, sulla quale il ministro del M5s non aveva messo mano.
Una segnalazione che può essere letta sotto una luce diversa, e più forte, se si guarda alle ultime notizie, che arrivano dalla cronaca giudiziaria.
Perché si parla di una "mediazione illecita" in cambio di 240 mila euro: è la pesante la Procura milanese muove a Beppe Grillo, indagato per traffico di influenze illecite assieme a Vincenzo Onorato, l'armatore che nel 2018 e 2019 avrebbe versato alla società di comunicazione del fondatore del Movimento Cinque Stelle un compenso di 120 mila euro all'anno per diffondere sul web "contenuti redazionali" per il marchio Moby, quello che campeggiava su quasi tutte le navi che collegavano la Sardegna con la Penisola.
Un compenso "apparente", per la magistratura, dietro il quale ci sarebbero state le richieste di muoversi in favore della compagnia di navigazione in difficoltà finanziarie, avanzate dall'imprenditore napoletano e girate dal leader del M5S, via chat, ai "parlamentari in carica" del suo schieramento per "orientare" l'intervento pubblico.