CAGLIARI. Afflitti da disturbi di personalità e di adattamento alla loro condizione, che derivano anche dall’uso di sostanze stupefacenti. È la fotografia dei detenuti nel carcere di Uta. Se ne è parlato durante l’appuntamento “la tutela della salute mentale: dal territorio alle carceri” organizzato dall’Ats e iniziato oggi al T-hotel di Cagliari.
Una due giorni con massimi esperti della materia durante la quale è emerso che nel penitenziario cagliaritano la metà dei detenuti è tossicodipendente e usa diverse sostanze stupefacenti. L’età media è di 35 anni. La condizione della sezione femminile è la stessa. Quelli in carico al dipartimento di salute mentale zona sud sono circa 250.
“Rispetto al lockdown la situazione è rimasta immutata”, spiega Matteo Papoff responsabile progetto carceri Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze - Zona Sud, “l’aspetto più preoccupante è determinato dall’uso di nuove sostanze e dal suo incremento. la Sardegna non fa eccezione rispetto al resto d’Italia”.
E per migliorare la quotidianità dei detenuti l’Ats ha deciso di incrementare le figure professionali. “Stiamo modulando le risposte, aumentando le figure presenti come quella degli psicologi ed educatori”, dice Graziella Boi, direttore Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze – Zona Sud, “spero in un prossimo futuro che si possa parlare anche di terapia di gruppo”.