È Cagliari la città più cara in Italia per la tassa sui rifiuti. Lo fa sapere l'Osservatorio 2017 di Cittadinanzattiva che ha pubblicato un dettagliato dossier ricco di dati e percentuali. Il capoluogo sardo è in vetta alla classifica con una media di 549 euro all'anno, mentre Belluno (149 euro) si conferma la città più economica. Guardando il panorama nazionale la Tari resta più o meno stabile: nel corso del 2017, una famiglia media italiana ha pagato 300 euro (contro i 297 del 2016). La Campania è la regione più cara (418 euro annui), il Trentino Alto Adige quella più economica (197 euro). L’incremento maggiore invece in Abruzzo (+6,5%), in particolare a Chieti dove la tariffa per lo smaltimento dei rifiuti è salita a 338 euro rispetto ai 270 del 2016 (25,2%).
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— Cittadinanzattiva (@Cittadinanzatti) 24 novembre 2017
Le dieci città più costose, con una spesa annua che supera i 400 euro, sono tutte collocate al sud tranne la città toscana di #Pisa. La più cara si riconferma #Cagliari con un aumento del 10,9% rispetto all’anno passato
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Crescono anche i livelli di raccolta differenziata: nel 2016 (ultimo anno disponibile) secondo dati Ispra, siamo arrivati a livello nazionale al 52,5% (+5% rispetto al 2015), mentre il 25% finisce in discarica. Tutte in aumento le percentuali di raccolta differenziata regionali. Quelle più virtuose sono Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia, Friuli Venezia Giulia che confermano la tendenza degli ultimi anni. Le regioni fanalino di coda sono invece la Sicilia, l’unica a non raggiungere la soglia del 20%, e il Molise. In Calabria e Basilicata invece nel corso di un solo anno è aumentata considerevolmente la percentuale di raccolta differenziata.
“Quest’anno la nostra indagine - spiega Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva - si inserisce in un contesto paradossale in cui molti Comuni hanno sbagliato il calcolo della spesa dovuta, nel passaggio da Tarsu a Tia, a Tares e quindi a Tari, determinando così una spesa molto più onerosa per alcune famiglie. Ancora più paradossale è che, dichiarato l’errore, si lasci comunque, come stabilito dalla recente circolare del Mef, l’onere della ricostruzione dei calcoli corretti ai cittadini, che hanno già subito i danni degli errori, al fine di poter richiedere il rimborso delle somme indebitamente pagate. Chiediamo che quanto meno i Comuni diano sostegno alle famiglie nei calcoli di quanto effettivamente queste avrebbero dovuto pagare”.