CAGLIARI. Se una settimana in una regione ci sono solo 10 nuovi positivi e quella successiva diventano 20 l'aumento è del 100%. Bisogna partire da questa premessa per capire il dato, certificato nell'ultimo report della Fondazione Gimbe, che piazza la Sardegna al primo posto per incremento di casi settimanali di casi di Covid: l'aumento nella settimana che arriva fino al 2 novembre è del 71,5% rispetto alla precedente, mentre la media italiana è di poco superiore al 16%.
Succede perché nel mese di ottobre la circolazione virale nell'Isola, a ottobre, era così bassa che anche una minima oscillazione nei report quotidiani sulle positività va a incidere pesantemente i termini percentuali. E in due giornate, come ieri, si sono superati i cinquanta casi scoperti in un solo giorno, quando ci si era abituati a un trend anche al di sotto di dieci.

Per il momento, però, questi numeri devono far tenere alta la guardia ma non suscitare allarme. La Sardegna è ancora la seconda regione con la minore incidenza di nuovi positivi in una settimana: sono appena 16,1. Significa che sarebbe necessario potenziare le attività di screening. E non sarebbe male nemmeno iniziare a fornire dati, di positività e ricoveri (ancora bassissimi, questi ultimi) suddivisi tra vaccinati e no. Perché in Germania si comincia a parlare di nuova pandemia dei non vaccinati.
Da questa parte del Tirreno ci sono ancora numeri che possono evitare anche solo che si nominino i colori e le restrizioni. Perché se è vero che i numeri sono ancora bassi, è altrettanto vero che la tendenza epidemica si è invertita: prima si scendeva, ora si risale.