CAGLIARI. C'è quello che, armato di racchetta, gioca con una pallina attaccata a un elastico fissato a un peso a terra: sfida un avversario immaginario. Ma, tra le tante, è la bizzarria minima andata in scena questa mattina in piazza Yenne a Cagliari: a lungo una zona franca dalla zona rossa. Fino all'arrivo della polizia e dei carabinieri.
Dalle 11 si è svolta la manifestazione dei negazionisti. Che non si vogliono fare chiamare negazionisti. "Perché noi non neghiamo la verità, neghiamo le falsità che questi governanti ci propongono", si è sentito fra i tanti interventi che si sono susseguiti. Parole d'ordine: niente mascherina e "libertà", parola gridata più volte. Non sono tanti, una cinquantina scarsa, ma fanno chiasso e vogliono farsi sentire.
Inscenano anche il trenino della libertà, a un certo punto: un'iniziativa voluta dall'organizzatore della manifestazione, Ivano Atzori. Ovvie le citazioni delle libertà - ancora - sancite dalla Costituzione. E l'idea che questa del Covid sia, manco a dirlo, tutta una manovra dei poteri forti. Con la connivenza dei giornalisti, che vengono guardati "storto".
La polizia passa e ripassa, ma non si ferma: era una manifestazione autorizzata. "Ma questa non è la stessa piazza dove due giorni fa i vigili hanno ripreso una barista perché aveva piazzato un tavolino all'esterno per poggiare le tazzine dell'asporto?", si chiede una giovane, che osserva la scena. Sì, la piazza è quella, le contromisure però sono diverse. Anche se quasi tutte le serrande stamattina erano abbassate.
Non tutte, però. Poco più giù, all'ora di pranzo, ai piedi della statua di Carlo Felice, nella piazza più centrale del centro di Cagliari, un locale ha messo i tavoli fuori e ha servito il pasto ai clienti. Che hanno potuto godere del bel sole che illuminava il capoluogo sardo.
"Ma non è la stessa piazza dove due giorni fa...": sì, è la stessa. Il pasto è già consumato, quando arriva la polizia in forze. E identifica tutti.
- E.F.
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