ROMA. "Il perdurante trend economico negativo, aggravato dall’emergenza epidemiologica, può senz’altro incrementare il rischio di ingerenze criminali qualificate nei settori produttivi sardi". L'allarme viene lanciato dalla Direzione investigativa antimafia nel suo ultimo report semestrale, dal quale emerge un dato inquietante: "Nei primi sei mesi del 2020, il numero dei reati commessi con l’aggravante del metodo mafioso è il doppio rispetto all’anno precedente”. A crescere sono soprattutto i “casi di riciclaggio, di reimpiego di denaro e di corruzione”. E la Sardegna non è indenne.
La premessa del dossier nel capitolo dedicato all'Isola è la stessa da anni: "Le caratteristiche tipiche del territorio e l’isolamento geografico dell’isola hanno, sino ad oggi, ostacolato il radicamento delle organizzazioni di tipo mafioso", e anche "la delinquenza locale non ricerca un controllo diffuso ed egemonico del territorio ed è lontana dall’agire tipico dei sodalizi mafiosi", anche se "con questi non disdegna alleanze e accordi funzionali ad un reciproco vantaggio".
I rapporti ci sono e le consorterie criminali di entrambe le parti del Tirreno tessono rapporti, soprattutto per portare avanti il redditizio mercato degli stupefacenti. E la Sardegna, con il suo turismo, "invoglia le consorterie a ricercare forme di investimenti, soprattutto nel settore ricettivo e immobiliare che in alcune aree territoriali possono essere particolarmente significativi sul piano della redditività".
Nel documento della Dia si legge che "è emerso come organizzazioni criminali di origine campana si siano dedicate, talvolta con la complicità di amministratori pubblici, all’acquisizione del controllo di beni immobili nelle località turistiche del Cagliaritano e nell’area costiera del Sassarese".
Quindi, è l'avvertimento, "appare necessario un costante monitoraggio volto ad impedire il rischio di infiltrazioni nel tessuto socio-economico". E viene ribadita l'esigenza di monitorare gli spostamenti e le azioni dei familiari dei detenuti al 41 bis e in alta sicurezza nelle carceri sarde.
Il rischio maggiore, per l'Antimafia, si registra a Cagliari: "Il capoluogo", si legge, "appare maggiormente esposto all’influenza delle consorterie tipiche (campane e calabresi), le quali non disdegnano, tramite i consociati, di avviare collaborazioni criminali con le bande locali, soprattutto nei settori degli stupefacenti e delle armi". Qui le mafie "pur non esercitando il controllo egemonico del territorio sono dedite prevalentemente al riciclaggio, stringendo legami con le bande locali dedite al traffico di droga e di armi".