CAGLIARI. "Situazione di allarme in Sardegna se si considerano alcuni indicatori come la percentuale dei casi positivi sui tamponi effettuati o il tasso di occupazione dei posti letto". Lo rivelano i dati contenuti in uno studio sulla diffusione del virus in Italia nato a febbraio dall’idea di un team di esperti dell’università di Palermo. Tra loro anche Mariano Porcu, docente di statistica e demografia dell’Università di Cagliari. "La Sardegna ha avuto un periodo di relativa calma per pochi casi o addirittura zero casi per un periodo che si è protratto fino alla metà del mese di agosto”, ha spiegato il docente cagliaritano, “da allora si è registrato l’effetto movida che ha portato a un nuovo incremento dei contagi, fino a metà settembre. Dal mese di ottobre in poi il fenomeno ha ripreso a crescere in parallelo con quanto accaduto in tutto il resto d’Italia”.
Sono gli indicatori come la percentuale di casi positivi sui tamponi effettuati o il tasso di occupazione di posti letto che preoccupano di più lo statista. “Ci devono indurre a considerare con allarme ciò che stiamo registrando in queste settimane. In assenza di effetti che intervengano per mitigare, è chiaro che il sistema potrà andare rapidamente in crisi. Nella fase uno il lockdown duro che abbiamo subito, ha permesso al paese di resistere alla prima ondata, è evidente che è questo quello che dobbiamo fare anche ora”.
C’è un aspetto tuttavia positivo per la Sardegna: “Essendo un’Isola si è potuta avvantaggiare all’inizio e si potrebbe avvantaggiare anche ora verosimilmente”.