ROMA. I soldi della carità di tutti finivano - a fondo perduto - a cooperative e società gestite dai suoi fratelli (di sangue): centinaia di migliaia di euro dell'obolo di San Pietro e della Cei destinati ad attività legate all'accoglienza dei migranti e anche alla produzione di una birra mai entrata in commercio. Queste, almeno, le rivelazioni dell'Espresso sull'intrigo in Vaticano che ha portato alle dimissioni, accettate dal Papa, di monsignor Angelo Becciu, potentissimo cardinale di Pattada già Segretario di Stato, che ha lasciato l'incarico di prefetto della Congregazione delle cause dei santi.
La notizia è esplosa ieri e l'attenzione si era concentrata sull'acquisizione di un palazzo in Sloane Avenue, a Londra, comprato con milioni di euro di soldi destinati ai poveri. Il nome di Becciu era stato accostato all'indagine sull'operazione immobiliare. Ma ieri il settimanale diretto da Marco Damilano ha reso pubblica la copertina del numero a breve in edicola e la situazione è precipitata, con le dimissioni - pare non proprio spontanee - che hanno scosso la Chiesa mondiale.
Secondo le carte visionate dall’Espresso, rivela Repubblica, "l’allora sostituto della segreteria di Stato ha dirottato più volte i soldi della Cei e dell’Obolo di San Pietro in direzione di suoi familiari. Finanziamenti a fondo perduto in favore della cooperativa “Spes”, braccio operativo della Caritas di Ozieri (Sassari) di cui titolare e rappresentante legale è il fratello Tonino, sono stati chiesti e ottenuti dal cardinale Becciu tre volte: la prima nel settembre 2013, 300 mila euro per ampliare l’attività e ammodernare il forno; la seconda, nel gennaio del 2015, destinando alle casse della cooperativa altri 300 mila euro dopo un incendio. I fondi chiesti e ottenuti da Becciu la Cei li attingerà dai fondi dell’otto per mille. La terza ed ultima richiesta parte nell’aprile 2018: 100 mila euro a fondo perduto per gli adeguamenti delle strutture per l’accoglienza dei migranti. E questa volta i fondi verranno dispensati dall’Obolo di San Pietro, un fondo sotto il diretto controllo di Becciu".
Ma non è finita: il settimanale sostiene che esista un altro caso legato alla Angel's Srl, società di un altro fratello di Becciu, Mario. La Srl si occupa di "distribuzione specializzata e consulenza nel food & beverage, con tanto di installazioni di sistemi automatici e prodotti per il settore negli hotel, impiantistica professionale per birra e bevande alla spina. Utilizzando il mercato della solidarietà, così come fa la cooperativa “Spes” di Tonino Becciu, la società di Mario Becciu ha prodotto ed imbottigliato la “Birra Pollicina”, una birra che attualmente non è in commercio e di cui non è possibile trovare alcuna traccia nella distribuzione commerciale, se non in alcuni locali e su commesse opportunamente indirizzate da parte di enti ecclesiastici i quali, interpellati, hanno congiuntamente affermato che l’indicazione di acquistare i prodotti dalla “Angels’s” proveniva direttamente dal cardinal Becciu o da persone a lui vicine". Il buco ipotizzato sarebbe di alcune centinaia di milioni di euro.
Ma Becciu, rispondendo alle domande de IlFatto.it ha spiegato: “Non ho dirottato i soldi. La diocesi di Ozieri ha fatto una richiesta di aiuto per la cooperativa Spes, soprattutto per un forno di giovani disoccupati e la Cei l’ha regolarmente concesso. Dove è il male? Certamente io li avrò raccomandati, ma dove sta il male? Tanto più che quello che entra va nel fondo Caritas e quindi è controllato dal vescovo. Successivamente, un incendio distrusse tutto e i giovani chiesero di nuovo un aiuto alla Cei. Tanto più che l’assicurazione che ottennero dopo l’incendio fu una cifra irrisoria, soltanto 30mila euro. Per quanto riguarda i 100mila euro dal fondo destinato alle opere di carità di cui in quanto sostituto potevo disporre mi domando anche qui dove è il male? Stavo destinando degli aiuti a vari enti e mi sono detto una volta tanto potrei aiutare anche la mia diocesi e fu destinato alla Caritas di Ozieri. Però, secondo l’accusa, questi 100mila euro sarebbero stati utilizzati dalla cooperativa per i suoi profitti. È falso perché i soldi sono ancora nel fondo cassa della Caritas. Il vescovo ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che quella cifra è ancora a disposizione della Caritas in attesa di un progetto ben definito per il loro utilizzo”.
E il fratello Mario risponde così a Repubblica:"È tutto completamente falso, sono stati messi insieme pezzi che non c'entrano nulla". E sui presunti accordi per far acquistare la birra, con l'intervento del cardinale aggiunge: "Non è mai entrato in questa vicenda. Vi pare che un cardinale possa occuparsi della mia birra? E vi pare che il fratello di un cardinale non possa portare avanti autonomamente una sua attività?"
- Redazione
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