ROMA. Vedove, malati, un padre che ha seppellito suo figlio. Familiari di militari o militari. Uno dopo l'altro tra lacrime, indignazione e rabbia a raccontare le loro storie davanti alla commissione d'inchiesta della Camera sugli effetti dell'uranio impoverito.
I FAMILIARI DELLE VITTIME. La moglie di Antonio Attaniese, morto alle 15,30 dello scorso 24 giugno. Si era ammalato al ritorno da una missione in Afghanistan, nel 2000, dopo 35 interventi chirurgici e 100 ricoveri: "E lo Stato gli ha rifiutato il picchetto d'onore al funerale: ha vietato ai suoi colleghi di presenziare al funerale in uniforme", accusa la vedova Maria Fiorino, "Ci hanno mandato una corona di fiori, l'ho rifiutata". Francesco Zito, padre di Leonardo, morto il 6 luglio: a novembre del 2016 aveva scoperto di essere affetto da linfoma non Hodgkin: "Nelle carte mediche", legge emozionato, interrotto da un pianto che cerca di reprimere, "c'è scritto che la patologia aggiuntiva deriva dalle missioni in Macedonia, Libano e Afghanistan. Lo Stato italiano ha mandato al suicidio i suoi difensori". C'è la moglie di Enzo Liguori, sergente maggiore ucciso a novembre del 2015 da un carcinoma. Parla Giovanna Soria, moglie di Pasquale Cinelli, parà morto a novembre del 2000: un tumore al colon in fase avanzata, diagnosticato al ritorno da una missione in Bosnia. E ancora la vedova dell'appuntato Giuseppe Bongiovanni: 9 mesi di missione in Bosnia nel 2000, la malattia, le cure inefficaci e la morte nel 2007. Si siede a raccontare anche l'ex caporal maggiore Walter Cecchettin: è vivo, ma a furia di cicli chemioterapici il suo cuore lavora per un quinto. Rievocano. Sono anche stufi di ripetere come sono andate le cose. Ma tutti sanno: "Lo Stato ci ha traditi. Abbandonati". Non solo non li ha aiutati a capire come e perché i tumori e le malattie abbiano proliferato e ucciso. No: lo Stato li ha costretti a ingaggiare lunghe battaglie legali per farsi riconoscere gli indennizzi. Che in molti casi nemmeno sono arrivati.
LE ACCUSE DELLA DIFESA. Da un anno è ferma una proposta di legge della commissione che renderebbe automatici i risarcimenti per i militari ammalati durante o dopo le missioni. Nessuno la vuole trattare. Peggio: qualcuno la boicotta. E sono gravi le rivelazioni del presidente dell'organo parlamentare, Gian Piero Scanu. Che alla fine di oltre un'ora e mezza di audizioni, il pomeriggio del 13 settembre, ha confidato: "Fonti riservate della Difesa mi dicono che la nostra battaglia per la salute dei militari nei poligoni della Sardegna è fatta perché esistono interessi economici su quelle aree. Calunnie. devono calunniare. Ci diranno che oggi abbiamo usato le lacrime per rafforzare la nostra carriera politica. La resistenza è forte: ci accusano di essere antimilitaristi perché ci occupiamo della salute dei nostri soldati. Perché non dobbiamo disturbare il manovratore. Ma oggi siamo stati rafforzati". E in serata ha aggiunto: "Per quanto tempo ancora la politica deve essere cinica e ipocrita?"
Il video dell'audizione dei familiari delle vittime