CAGLIARI. Alcuni mesi fa la brutta diagnosi: tumore ai polmoni. Una botta pesante, da reggere in condizioni normali. Una sfida che sembra impossibile, quando gli ospedali tagliano i loro servizi a causa del coronavirus. "Mio padre", racconta P.M., cagliaritano, figlio del paziente, "è seguito al Businco. Dovrebbe, almeno. Da quando si è manifestata la malattia ha cominciato ad avere forti dolori, anche alle gambe. Così, tra le altre, ci era stata fissata una visita dal fisiatra". L'appuntamento, deciso dall'ospedale, sarebbe dovuto essere per domani mattina. Oggi la brutta sorpresa: "Ci hanno chiamato dall'Oncologico per comunicarci che la visita non sarebbe stata effettuata. Non hanno aggiunto spiegazioni sui motivi della decisione. Né ci hanno detto quando sarà possibile effettuare le visita".
Così sono iniziate le chiamate per cercare di capire cosa stesse succedendo: "Ci hanno spiegato che sono state cancellate tutte le visite fissate dall'ospedale stesso perché si continua a non accettare pazienti esterni". Così hanno definito il padre, con un cancro al quarto stadio: esterno. "Ma mio padre è stato preso in carico da loro, dopodomani inizia la chemioterapia, ha già avviato la terapia del dolore". Ma per quello alle gambe che gli fa vivere una condizione peggiore - se possibile - di quella che potrebbe essere, a quanto pare, nessuno può intervenire. Perché ancora, in Sardegna, non c'è un protocollo per il ravvio delle attività ospedaliere per i casi "non urgenti". Tutto bloccato. Dopo due mesi dall'inizio dell'epidemia.