CAGLIARI. “Sì, può passeggiare entro i 200 metri da casa per ragioni mediche, ma al porto no abbia pazienza. Gli faccia sgranchire le gambe da un’altra parte...che ne so in via Napoli o nella stradina sotto casa". Queste, secondo il racconto di una cagliaritana, sono state le parole pronunciate dagli agenti della guardia forestale all'accompagnatore di suo padre, fermato al porto di Cagliari per uno dei tanti controlli in questo periodo d'emergenza. La figlia denuncia con un lungo post sui social quanto accaduto, spiegando che suo padre, residente alla Marina, "dopo 40 giorni blindato dentro casa, munito di guanti, mascherina, certificato medico, contratto di assistenza e ultimo modello fiammante di autocertificazione ai sesi dell’ultimo Dpcm e dell’ultima ordinanza regionale" è stato accompagnato dal suo caregiver "a prendere un po’ d’aria al porto".
"Dall’abitazione dei miei genitori al porto di via Roma non ci sono neanche 200 metri - spiega la figlia - luogo tra l’altro più sicuro per la sua deambulazione rispetto alle stradine strette della Marina perché arieggiato e aperto". E in effetti, secondo l'ordinanza regionale, passata pochi giorni fa dai 200 metri di distanza massima da casa a "nei pressi della propria abitazione", l'uomo avrebbe avuto tutti i diritti per stare lì. E la figlia si domanda: "Ma chi é che impartisce gli ordini e le direttive agli organi di controllo alle pattuglie di carabinieri polizia locale e guardia forestale ? C’è un coordinamento sull’applicazione del decreto?Allora ditelo! Si può fare attività motoria entro i 200 metri da casa solo se cammini in strade senza orizzonti, soffrendo".