SANLURI. "Due settimane prima della chiusura avevamo avvisato la Congregazione: c'erano morti sospette, ospiti con febbre alta. Ma non ci hanno ascoltato". Sono alcuni dipendenti della casa di riposo "Divina Provvidenza" di Sanluri a raccontare la loro versione dei fatti sul focolaio esploso nella struttura per anziani, dove sono risultati positivi al Covid-19 una trentina di persone tra ospiti e operatori sanitari. Che la situazione fosse preoccupante, secondo quanto riferito dai dipendenti, era già chiaro a metà marzo, quando i primi casi di febbre tra i pazienti avevano insospettito gli operatori che lavorano nella struttura. Di questi, alla fine, almeno 7 risulteranno positivi: 3 chiusi dentro la casa di riposo, altri 4 colleghi all'esterno, in isolamento domiciliare. Intanto, sempre secondo il racconto degli operatori della struttura, "si continuava a lavorare senza alcun dispositivo di protezione, con la paura costante del contagio". Nessuna protezione, nonostante l'allarme, non solo per i sanitari: "Le suore imboccavano i pazienti senza guanti, senza mascherine - denunciano i dipendenti - continuavano ad arrivare altri pazienti dagli ospedali e in alcuni casi, fino a due giorni prima della chiusura, continuavano a concedere alcune visite di parenti degli ospiti". "Abbiamo subito informato i superiori con una mail - raccontano - ma intanto abbiamo dovuto continuare a lavorare nel terrore".
"Poi il 22 marzo la morte di un paziente ha fatto scattare l'allarme: fino a quel momento - continuano alcuni dipendenti - le uniche mascherine che ci avevano dato erano quelle di carta che si scioglievano con il respiro. Eppure avevamo letto giorni prima un annuncio del sindaco di Sanluri in cui si parlava della donazione di dispositivi di protezione alla casa di cura. Ma noi non avevamo visto nulla, nonostante le richieste alla Congregazione. Eravamo stanchi, provati e arrabbiati".
Da lì, il giorno dopo il decesso del 22 marzo, i tamponi a tappeto e la decisione di chiudere la struttura: nessuno esce, nessuno entra. Ma ormai i contagi si erano moltiplicati: l'ultimo decesso ieri sera, una donna di 85 anni. Eppure, secondo i dipendenti, "tutto questo si sarebbe potuto evitare, o quantomeno contenere": "Non vogliamo colpe che non abbiamo, noi abbiamo avvisato, siamo stati responsabili".