CAGLIARI. Quattro numeri (due fissi e due mobili), ma solo per le emergenze. E un sito internet che sarà attivo tra oggi e domani. Continua così la lotta dell’assessorato alla Sanità per prevenire il diffondersi del Coronavirus in Sardegna. Oggi lo staff dell’assessorato, con a capo il direttore generale Marcello Tidore, ha incontrato nella sala Anfiteatro di via Roma a Cagliari le rappresentanze sindacali dei medici di libera scelta per la condivisione dei protocolli di intervento nella gestione dei possibili casi di Coronavirus.
“La situazione è sotto controllo”, assicura Tidore, “siamo sereni. Qualora dovessero esserci evoluzioni, con la Protezione Civile abbiamo rappresentato tutti gli scenari possibili e quindi riteniamo che il nostro servizio sanitario sia pronto a reagire a ogni evenienza”. Gli accorgimenti arrivano anche per i medici di base ritenuti “fondamentali con il loro ruolo all’interno del sistema”. Dalla Regione partono le richieste. “Gli chiederemo, come abbiamo già fatto”, precisa Tidore, “di utilizzare tutta la prudenza possibile. I protocolli sanitari sono legati alle modalità di contatto con i possibili pazienti. Il virus almeno in una fase iniziale è simile o sovrapponibile a quella di altri tipi di virus, perciò i medici dovranno avere un contatto con gli ipotetici pazienti prima di tutto per via telefonica. Stesso contatto telefonico con il proprio medico si può avere in caso di dubbi. Se non è possibile si può chiamare il 1500, o ancora il 118. Ma attenzione: invito la popolazione a non utilizzare quest’ultimo numero se non davvero in una situazione di reale pericolo, perché è lo stesso che utilizziamo per le emergenze”.
Numerose le chiamate che arrivano ai centralini, per questo l’Ats ha deciso di attivare dei numeri dedicati, uno è già attivo (3336144123). Nelle prossime ore sarà operativo anche un altro numero e altri due fissi. Inoltre sarà online un sito dove si troveranno raccolti tutti i documenti tecnici e informativi sia per i professionisti sanitari che per i cittadini.
“La preoccupazione è dettata dai casi che possono arrivare in Sardegna dalle zone a rischio”, ha detto Edoardo Giuseppe Depau, vicepresidente Snami Sardegna, “e che devono essere indirizzate verso la quarantena”. In Sardegna tuttavia non esiste lo stesso timore che si vive nelle zone colpite. “I pazienti sono attenti per capire ciò che avviene a livello nazionale, si informano e cercare di sdrammatizzare la situazione”. Niente mascherine e occhiali per i medici di base. Depau ha detto che "al momento è un po' eccessiva: vengono utilizzate le norme di igiene che normalmente seguiamo come quelle di lavare le mani, non portarle agli occhi e alla bocca e se si tossisce, bisogna farlo su fazzoletti magari monouso”.
Ambulatori meno affollati e nessuna protezione per le guardie mediche. “Stamattina ho visto meno persone del solito, forse i pazienti sono allarmati”, ha spiegato Maria Fancello, medico di base e segretaria regionale del sindacato medici italiani, “ho ricevuto chiamate da pazienti con raffreddore e mal di gola, cosa che non accade generalmente. Forse d’ora in poi accadrà sempre di più per patologie leggere, la preoccupazione per noi medici c’è ed è tanta, e c’è tanta preoccupazione per il settore della continuità assistenziale. Anche io faccio le guardie mediche e non mi va di rischiare per niente. Se avessi la mascherina o il camice o una visiera di protezione per gli occhi sarei più tranquilla”.
Anche Luciano Spiga, guardia medica, lamenta la mancanza di direttive precise per l’applicazione dei protocolli. “Ci mancano i presidi di protezione personale come mascherine ad alto filtraggio e copricamici e dispositivi di copertura per gli occhi. Adesso, rispetto a prima, dobbiamo invitare i pazienti con febbre e sindrome influenzale a non venire in ambulatorio, a non sostare in sala d’attesa ma a chiamarci dal domicilio”.