CAGLIARI. "Chi parla di “democrazia negata” o non sa o fa finta di non sapere, fornendo solo un ulteriore esempio del pressappochismo con cui governa la cosa pubblica". Il gruppo dei Progressisti in consiglio regionale attacca così il presidente Christian Solinas (e il leader della Lega Matteo Salvini) dopo la bocciatura da parte della Corte costituzionale del referendum sulla legge elettorale promosso da otto consigli regionali, Sardegna compresa, governati da Carroccio e alleati (QUI LA NOTIZIA).
Dal centrosinistra arriva un duro attacco sulla conduzione del consiglio regionale e sulla sua produttività. I progressisti sostengono di aver ampiamente preventivato la bocciatura del testo del referendum, fortemente voluto da Salvini. E aggiungono: "Dovrebbero chiedere scusa per il tempo fatto perdere al Consiglio regionale che per tre sedute ha dovuto discutere di questo tema. Prima per richiedere il referendum e poi, in altre due occasioni, per tentare di correggere i pasticci contenuti nel primo testo". La critica diventa più ampia: "L’Aula lavora pochissimo: si è riunita tre volte a novembre e tre a dicembre mentre per il mese di gennaio, complici le “meritate” vacanze, è prevista una sola riunione, convocata peraltro dalla minoranza sui temi di continuità territoriale e entrate. Il poco tempo che si trascorre in Consiglio è tutto fuorché produttivo, visto lo scarso numero di leggi approvate, l’alto numero di impugnazioni e il modo non più tollerabile con cui si stanno decidendo le priorità per l’Isola".
"Il prestigio della Sardegna", proseguono i Progressisti, "non sembra interessare alla maggioranza a cui importa solo di mostrarsi più realista del re davanti a chi, dal nord, detta l’agenda e i tempi del consiglio regionale e impone i suoi uomini nei posti di sottogoverno. Quanto avvenuto in merito al referendum è solo uno dei tanti esempi, probabilmente il più innocuo, degli effetti nefasti che sta avendo nell’isola l’abbraccio mortale con la Lega".