CAGLIARI. La bomba l'ha innescata Massimo Zedda: "La prima proposta di legge della maggioranza sardista-leghista in consiglio regionale riguarda la reintroduzione dei vitalizi". In conferenza dei capigruppo è arrivato un testo di legge che garantisce la pensione agli onorevoli, con un versamento di contributo per la maggior parte a carico del consiglio regionale, per una spesa quinquennale di 5 milioni e 749mila euro.
Le polemiche sono seguite a pioggia. La prima risposta è stata quella del candidato sindaco a Cagliari Paolo Truzzu, consigliere regionale di Fratelli d'Italia, indirettamente chiamato in causa da Zedda perché la proposta contestata sarebbe stata avallata anche dal suo capogruppo nell'assemblea di via Roma: "Come Fratelli d'Italia", replica Truzzu, "avevamo proposto di tagliare i vitalizi di cui beneficiano attualmente gli ex consiglieri regionali e i loro eredi e reinvestire le risorse risparmiate, circa 2,5-3 milioni di euro l'anno, nelle politiche per il lavoro". Zedda, per Truzzu, distorce la realtà. Ecco la posizione del candidato sindaco.
"Non è Massimo Zedda a poter dare patenti di moralità a me. Non può lui che ha lasciato Cagliari senza guida per prendere il ben più ricco stipendio da consigliere regionale. Io sto facendo esattamente l’opposto, da consigliere di maggioranza mi candido a sindaco e mi troverò ad affrontare i tanti problemi, primo fra tutti il sistema fallimentare della raccolta porta a porta, che Zedda ci ha lasciato in eredità.
Non possono dare patenti di moralità i suoi amici che hanno imposto di tornare alle elezioni subito per candidare Francesca Ghirra che altrimenti fra un anno non sarebbe stata mai candidata sindaco.
A proposito di amici, vorrei ricordare allo smemorato ex sindaco che fu il suo attuale capogruppo, Francesco Agus, sul finire della scorsa legislatura a presentare un'indecente proposta di legge che prevedeva uno straordinario bonus di fine mandato per i consiglieri regionali. Quello sì era un vero e proprio privilegio aggiuntivo, che Fratelli d'Italia rifiutò di sottoscrivere e pertanto non non venne mai discusso.
Capisco la disperazione di aver perso il potere e capisco il terrore di vedere che anche i suoi sostituti rimangano con un palmo di naso, cacciati, come dicono i cagliaritani, a son’e corru dal Comune. Non capisco come si possa mentire ai cittadini così impunemente, senza manco pensare al boomerang che sarà per loro questa macchina del fango messa in moto dal primo giorno di campagna elettorale.
Si rassegni ex sindaco, lei non è Berlinguer, non è lei che può farmi la morale. Io a breve sarò il sindaco di tutti. Anche il suo".
A stretto giro arriva anche la risposta del presidente del consiglio regionale Michele Pais, che parla della necessità di un presunto necessario adeguamento della normativa regionale a quella nazionale: "Nessun euro in più ai consiglieri regionali. La proposta di legge che arriva all’esame della Prima commissione è la riproposizione letterale del testo che deriva dall’accordo Stato-Regioni in attuazione della Legge di Bilancio dello Stato e dalla conferenza dei presidenti dei consigli regionali”, spiega il leghista, "La legislazione statale impone che anche il Consiglio regionale della Sardegna approvi entro il 30 giugno la legge che riaffermi il principio di diritto in base al quale qualunque lavoratore, dall’operaio al professionista, e quindi anche il politico, debba ricevere un trattamento previdenziale in funzione a quanto versato". Quindi la legge servirebbe per garantire dei versamenti contributivi al politico che presta il proprio servizio alla collettività. Il coordinatore regionale della Lega Eugenio Zoffili bolla come "fake news" quella lanciata da Massimo Zedda: "Ha solo paura di perdere la città che ha già perso abbandonandola perché, lui sì, ha preferito lo stipendio da consigliere regionale".
Critiche pesanti arrivano invece dal Movimento 5 Stelle, con la capogruppo Desiré Manca: “La maggioranza di governo della Regione Sardegna ed il suo presidente, con una manovra di berlusconiana memoria cerca di introdurre la cosiddetta Indennità differita. Nascosto nella proposta di legge per il ricalcolo dei vitalizi in essere su base contributiva, viene introdotto un assegno mensile che i consiglieri regionali potrebbero riscuotere al compimento dei 65 anni se rimasti in carica per un solo quinquennio, ma l'età per ricevere il privilegio potrebbe scendere fino ai 60 anni. Accade così che in un provvedimento teso al contenimento della spesa, la stessa aumenti di 1.149.984,00 euro all’anno, per arrivare per l'intera legislatura alla bella cifra di 5.749.920,00 euro”.
Consiglio regionale, veleni e accuse sulle "onorevoli" pensioni
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