CAGLIARI. "Le propongo un gioco, signor Ministro: si chiama 'sinossi dei curriculum'". La scrittrice sarda Michela Murgia risponde per le rime a Matteo Salvini, che due giorni fa su Twitter l'aveva etichettata come "un'intellettuale radical chic e snob". Lo fa con il suo cv, in un lungo post in cui ripercorre i suoi primi anni di fatiche e lavori. Da studentessa lavoratrice a insegnante precaria, poi cameriera, operatrice di un call center, e solo alla fine, il successo da scrittrice. "Ieri il ministro degli interni Matteo Salvini ha pensato bene di fare l’ennesimo tweet contro di me - scrive Murgia - È il suo giochetto preferito quello di far passare chiunque lo critichi per un ricco altolocato che non ha contatto con la gente e con la realtà, che non conosce i problemi veri e che non sa cosa sia la fatica del lavoro, ambiti in cui lui invece si presenta come vero esperto".
Così inizia il suo lungo racconto autobiografico: "Nel 91, anno in cui mi diplomavo come perito aziendale, mi pagavo l’ultimo anno di studi lavorando come cameriera stagionale in una pizzeria. Purtroppo feci quasi due mesi di assenza perché la domenica finivo di lavorare troppo tardi e il lunedì mattina non sempre riuscivo ad alzarmi in tempo per prendere l’autobus alle 6:30 per andare a scuola. A causa di quelle assenze, alla maturità presi 58/60esimi". E aggiunge: "Nel 92, mentre lavoravo in una società di assicurazioni per sostenermi gli studi all’istituto di scienze religiose, lei prendeva 48/60 alla maturità classica in uno dei licei di Milano frequentati dai figli della buona borghesia. Sono contenta che non abbia dovuto lavorare per finire il liceo. Nessuno dovrebbe".
Il racconto delle difficoltà affrontate prima del successo prosegue fino al 2006, "quando - scrive la Murgia - mentre usciva il mio primo libro, io facevo la portiera notturna in un hotel, passando le notti in bianco per lavorare e riuscire anche a scrivere. Lei invece decadeva da deputato, ma atterrava in piedi come vicesegretario della lega nord e teneva comizi contro i terroni e roma ladrona".
Poi attacca il ministro: "Tra noi due è lei quello che non sa di cosa parla quando parla di vita vera, di lavoro. Lasci stare il telefonino e si metta finalmente a fare il ministro, invece che l’assaggiatore alle sagre. Io lavoro da quando avevo 14 anni e non mi faccio dare lezioni di realtà da un uomo che è salito su una ruspa in vita sua solo quando ha avuto davanti una telecamera".