CAGLIARI. Dalla Nigeria a Sassari passando per la Libia. A gestire la tratta delle schiave del sesso erano due “maman” nigeriane che facevano arrivare le loro connazionali in Sardegna per poi immetterle nel circuito della prostituzione. I carabinieri della compagnia di Carbonia, coordinati dal capitano Lucia Dilio, hanno così arrestato Sofia Tony, di 32 anni, e Bridget Tina Edomwonyi, classe ‘86, che si suddividevano i compiti: la Tony si occupava di individuare le donne interessate a immigrare clandestinamente in Italia e di finanziare il viaggio mentre la Edomwonyi coordinava l’attività di prostituzione.
Pagavano settemila euro a testa per arrivare nelle coste sarde. C’era poi una “Mama Vera”, non ancora identificata, che aveva il compito di individuare in patria le giovani da avviare alla prostituzione. Una volta arrivate in Libia, nell’attesa dell’altro viaggio, le nigeriane venivano rinchiuse in alcuni ghetti: lì erano costrette a subire la fame e il freddo e le minacce dei loro carcerieri, spesso in condizioni igieniche pessime. Arrivate in Italia, in un centro d’accoglienza in Campania, ricevevano nuove schede telefoniche, documenti falsi e indicazioni su come allontanarsi da lì e prendere il traghetto diretto a Olbia. In Sardegna le Maman davano alle loro protette le istruzioni necessarie per l'attività che avrebbero dovuto svolgere: prostituirsi per riscattare la loro libertà.
Dalla Nigeria alla Sardegna, così due "maman" gestivano la tratta delle schiave del sesso
- Marzia Diana
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