SASSARI. "Ci siamo, oggi termina il lungo periodo di emergenza che ci ha accompagnato in questi due lunghi anni di pandemia. Riprendiamoci la vita, ma non dimentichiamoci di ciò che è stato". Così l'infettivologo di Sassari Antonio Pintus affida ai social le sue riflessioni nel primo giorno di allentamento delle restrizioni anti-Covid. "È stato un periodo difficile, duro", ricorda il medico, "dove sono emersi il meglio e il peggio delle persone, per quanto mi riguarda sono stati due anni di lavoro estenuante, massacrante (qualcuno eviti di dire che sono pagato per questo), io e i miei colleghi siamo stati catapultati da un giorno all’altro in situazioni che mai avremmo immaginato, un periodo che, a volte, è servito a rinsaldare rapporti che erano lavorativi, con alcuni sono nate amicizie che resteranno a vita, ho sentito il dovere di fare opera di informazione sui social, e se anche a una sola persona è stato utile o è stata rassicurata, ne sono felice, in tanti mi hanno dimostrato affetto, stima come medico e sopratutto come uomo, e questo è un tesoro che mi rimane".
Poi si rivolge agli altri, che definisce "pochi ma rumorosi", che "mi hanno denigrato, offeso nei modi più ignobili, toccando me, la mia famiglia, la mia vita privata, a volte deridendomi per l’aspetto fisico ( pare che oggi per fare il medico devi avere l’aspetto da Grande Fratello con tuto il rispetto per chi lo fa) , ho subito tutto l’odio possibile e immaginabile, solo perché ho fatto il mio lavoro di medico e di prevenzione, ma ho spalle larghe per fortuna, chi mi ha calunniato e insultato ne risponderà nelle apposite sedi. Continuo a lavorare con i colleghi, infermieri, oss, continuiamo insieme a occuparci del COVID, e vediamo una luce di speranza, di ripresa di una vita normale e tranquilla, ancora ci sono in Italia circa sette milioni di non vaccinati, e solo quattro bambini su dieci sono stati immunizzati, per fortuna la maggioparte delle persone ha mostrato un alto senso di responsabilità, proteggendo in questo modo anche novax e negazionisti. Un ricordo per tutti i medici che si sono infettati e sono morti per curare i loro pazienti, riprendiamoci la vita, ma non dimentichiamoci di ciò che è stato".