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"Lussu", il film: riprese a Cagliari, uno sguardo dietro le quinte “digitali”

Si sono concluse in questi giorni le riprese in Sardegna di  “LUSSU” il nuovo film del regista Fabio Segatori. Si tratta di un’opera cinematografica interamente dedicata alla figura di Emilio Lussu, personaggio  importante, non solo per la storia della nostra Isola ma per l’Italia intera.  Questo  film  rappresenta  un’occasione particolare anche per ricordare che questo 2020  ricorre il 130° anno dalla nascita  del “Cavaliere dei Rossomori”, come lo definiva  il giornalista e scrittore  Giuseppe Fiori  nella sua nota biografia.  

"LUSSU" è prodotto dalla Baby Films con il sostegno del Ministero dei Beni Culturali, della Regione Sardegna, dell’Istituto Lussu, della Fondazione Sardegna Film Commission, della Cineteca Sarda , del Comune di Armungia e della Regione Sicilia.    Noi di  YouTG  ne parliamo dopo aver avuto il privilegio di esser parte attiva  della produzione  durante  le riprese del film a Cagliari:  la nostra testata ha infatti contribuito, come media partner, mettendo a disposizione  della produzione le proprie  tecnologie digitali e i propri studi di registrazione.  Si sono così potute realizzare alcune  scene in “virtual set” e in digitale che rappresentano una importante novità di questa opera cinematografica.

 

 

I brevi estratti video e alcune delle immagini,  che vi proponiamo in anteprima esclusiva (per gentile concessione della produttrice Paola Columba,  della Baby Films  di Roma) sono solo delle "reference"  tratte dal girato.

Quindi è bene precisare, per i non addetti ai lavori, che si tratta di scene NON definitive, utili esclusivamente per far intuire la particolarità e complessità  delle lavorazioni di questa innovativa opera cinematografica.  L’utilizzo delle tecnologie “virtuali” è infatti solitamente appannaggio di molte produzioni  “mainstream”  americane  o internazionali, sia televisive  che cinematografiche, ma queste tecniche  sono ancora ben poco utilizzate  alle nostre latitudini

In "LUSSU" gli effetti speciali non sono utilizzati per stupire, per lasciare il pubblico a bocca aperta. Si cerca invece di ricreare il passato, sulla base di un’accurata ricerca storica. I filmati di repertorio in bianco e nero o dal colore “vintage” proprio delle pellicole d’archivio della seconda metà del secolo scorso sono utilizzati come ambienti e  “quinte” digitali in cui far muovere gli attori.  E’ necessario un accuratissimo lavoro che consenta di inserire in “compositing digitale” gli attori, filmati a Cagliari, all’interno di tali repertori d’epoca. Il lavoro continuerà a lungo anche in post-produzione, dove si uniformeranno le luci, le tonalità, i contrasti e le ombre. Stesso lavoro verrà fatto a livello di "sound design" per il sonoro.

"LUSSU" è quindi un progetto cinematografico, ma anche storico e culturale, innovativo, in particolare per il nostro paese. Nonostante sia realizzato in “low budget", con le caratteristiche proprie del cinema italiano più libero e indipendente, il film è complesso e ambizioso. Si presenta come un’operazione di grande forza espressiva in grado di fondere documento storico, cinema culturale, tecnologie e processi digitali ad elementi di narrazione. Per costruire, ma anche ri/costruire, un vero e proprio immaginario collettivo intorno ad un personaggio così  importante per la Sardegna e per  la nostra storia.

Il  cast del film è di spessore e viene guidato, in questa non facile avventura, con sicurezza e passione  da Fabio Segatori, regista e produttore cinematografico di notevole esperienza. Segatori ha diretto varie produzioni in Italia e all’estero.  A Los Angeles ha diretto “Hollywood Flies” e prodotto il thriller “The Ghostmaker”, film distribuiti in decine di lingue in molti paesi nel mondo. In Italia ha diretto titoli  come “Terra Bruciata” con Giancarlo Giannini, Raoul Bova, Michele Placido, facendo esordire Bianca Guaccero, e ha prodotto“Legami di Sangue” di Paola Columba con Arnoldo Foà (Premio Flaiano).

Nel cast di "LUSSU" spicca fra tutti l’attore protagonista Renato Carpentieri ,  un nome noto che  ha bisogno di poche presentazioni: tra i molti riconoscimenti e suoi lavori precedenti ricordiamo solo  il  premio  David di Donatello per La Tenerezza di Gianni Amelio.  Carpentieri  impersona  con il suo perfetto  “physique du rôle”  e con la bravura che lo contraddistingue un Emilio Lussu ormai  anziano  ma lucido e  in grado di guidarci per mano nel racconto di tutti gli episodi salienti della sua eroica, avventurosa, esemplare vita. Un racconto che si snoda  attraverso  una narrazione verbale avvolgente e una trama ricca di avvincenti  “flashback”.

Affianca  in scena Emilio Lussu  la sua compagnia di una vita,  Joyce Lussu, interpretata dalla brava  attrice  Galatea Ranzi  (che ricorderete certamente nel “La  Grande Bellezza “ di Paolo Sorrentinofilm da Oscar nel  2014). La Ranzi è anche una nota attrice di teatro,  vincitrice di un Premio Ubu.

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A interpretare Emilio Lussu da giovane è un attore sardo che merita una menzione speciale: Giacomo Fadda. Cagliaritano, trentenne, con alle spalle anni di studi in importanti scuole di cinema di Roma, Berlino e New York , Fadda oggi  si divide tra la Sardegna,  Parigi e Roma.  Nonostante la sua  giovane età ha un discreto curriculum ed è presente nel cast di vari film e serie tv. Citiamo soltanto la sua recente interpretazione nel docufilm prodotto da Sky “Michelangelo Infinito”, con Enrico Lo Verso, dove  interpreta la parte di  Lorenzaccio de Medici.

Giacomo Fadda, a nostro avviso, si rivela una bella sorpresa. Grazie alla sua bravura la sua interpretazione di Emilio Lussu, in questo lungo arco di vita, non solo ci appare credibile ma lui riesce ad entrare magnificamente nella parte. Ha dalla sua anche una  forte  somiglianza fisica con Emilio Lussu, unita  ad un particolare e naturale  portamento. Quella  schiena “diritta” e la durezza fiera nello sguardo e nei lineamenti, che sono caratteristiche iconografiche in qualche modo  rappresentative, anche nell’immaginario collettivo, di quello che si potrebbe considerare un “Sardo” senza paura. Non un “balente”,  piuttosto  un uomo tutto d'un pezzo e d’altri tempi, in grado di incutere rispetto. Caratteristiche  che secondo molti, in primis quelli che hanno combattuto al suo fianco in trincea,  al pari di quanti l’hanno conosciuto in vita, si distinguevano subito  in uno come Lussu.  Il suo portamento alto, duro e fiero  era qualcosa in grado di attrarre  e appassionare i tanti estimatori  ma  anche  intimorire  molti altri, compresi i fascisti che sono stati suoi avversari politici per tutta la vita. 

Giacomo Fadda non interpreta banalmente Lussu. Ma ci appare proprio come  Lussu doveva essere da giovane. Lo riconosciamo al volo, quasi  fosse uno di famiglia, perché forse potrebbe essere  un suo avo. 

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L’impressione di familiarità istintiva e naturale che si ricava dalle scene del film a cui abbiamo assistito è confermata dal  fatto che,  in molte di queste,  sono state sufficienti  la prima o la seconda ripresa dopo il ciack per raggiungere lo scopo visivo ricercato dal regista. 

Alcune delle foto che accompagnano questo servizio, si riferiscono anche ad altre riprese in esterni, girate a colori e nella splendida luce di settembre. Ci restituiscono Emilio Lussu, ad  Armungia da giovane, altre lo ritraggono da vecchio, con il volto di Renato Carpentieri, con al suo fianco Galatea Ranzi/Joyce Lussu. Oppure ancora, in altre, giovane ma in abiti militari, con la divisa della Brigata Sassari, sul fronte della prima guerra mondiale (ricostruito per l’occasione sulle scogliere di Calamosca a Cagliari). 

Altre fotografie, scattate durante le riprese del film, ci restituiscono  Emilio Lussu diversi  anni dopo, ancora  qui a Cagliari,  mentre  da convinto antifascista,  si rifugia preoccupato dentro casa e osserva, dalla finestra su Piazza Martiri, le squadracce fasciste che assaltano il suo studio  inneggiando alla sua morte. E poi lo vediamo  ancora, ritratto in manette,  mentre viene arrestato dai carabinieri e condotto  in carcere a Buoncammino, dopo aver sparato contro la camicia nera che tentava di arrampicarsi sul suo balcone.

Però, ancor più che nelle riprese a colori, è durante le scene in  bianco e nero che la somiglianza tra l’Emilio Lussu delle poche immagini fotografiche del passato giunte fino a noi e il giovane attore che lo impersona nel nostro presente raggiunge il culmine e diventa quasi impressionante. Grazie  alla luce e ai contrasti del bianco e nero  d’epoca ricreati artificialmente in studio e grazie all'uso deil green screen",  la tecnologia  digitale ci permette di vederlo muoversi  con naturalezza, impegno civile e anche sofferenza,  immerso nelle  immagini in bianco e nero di film d’archivio  degli anni 30 e 40, in abiti civili dopo la prima guerra mondiale.  Lo vediamo mentre vive la sua vita da esule a Parigi, oppure mentre osserva sgomento le macerie di una  Londra bombardata dalla Luftwaffe.

E tutto diventa  ancor più emozionante e coinvolgente mentre lo osserviamo in divisa militare, nel fango  di una trincea italiana durante il primo conflitto mondiale, circondato dalle esplosioni dei mortai nemici, un attimo prima di ordinare un assalto alla baionetta che porterà molti soldati sardi, suoi compagni nella Brigata Sassari, incontro alla morte. 

Emilio Lussu è stato certamente  un uomo, un Sardo, la cui memoria merita un film come questo. E la sua vita intensa rappresenta una  perfetta sceneggiatura cinematografica. Eroe  militare nel primo conflitto mondiale, combattente  antifascista in Spagna e in Italia, esule  in Europa,  un grande  scrittore  e un importante  leader  politico  eletto più volte al Parlamento e  nominato due volte ministro. Non basterebbero decine di scritti come questo a rracontare, sopratutto alle giovani generazioni, chi è stato Emilio Lussu. 

Qui sotto trovate una gallery fotografica e, per chi volesse approfondire, alcune note ulteriori su quanto descritto finora. Concludo  questo articolo con una frase.

 “Lussu è stato un esempio, per i suoi soldati, per molti politici, intellettuali, scrittori... Ma anche per i suoi compaesani più poveri, ai quali ha lasciato i beni avuti in eredità.  Lussu può continuare a essere un esempio. I valori per i quali si è battuto per tutta la vita sono ancora oggi attuali. Ma nessuno sembra più in grado di incarnarli.  E questo ci sembra il motivo più importante per raccontare questa storia.”

E’ con queste  parole che  Fabio  Segatori, il regista del film, ci espone  i motivi che lo hanno portato ad iniziare  quest’opera cinematografica.  E noi non possiamo che condividerle appieno.  Aspettando di vedere, quanto prima,  il risultato finale.

APPROFONDIMENTI: 

Nota 1) La ricerca storica delle fonti per il film

Il film "LUSSU" è stato realizzato, e questo costituisce certamente una ulteriore nota di merito, impiegando molti professionisti, attori, comparse e maestranze sarde e reperendo attrezzature cinematografiche disponibili in Sardegna. Fabio Segatori ha utilizzato, con altissima professionalità tali persone e strumenti, con classiche tecniche produttive da “mockumentary e con uno scrupolo storiografico garantito dalla collaborazione di Giuseppe Camboni dell'Istituto Lussu. Il film è operazione di fusione di tutti questi elementi ed è ancor più riuscita in quanto cerca di avvicinare alla figura di questo importante uomo, che ha attraversato e segnato la storia del nostro 19esimo e 20esimo secolo,  attraendo al tempo stesso i moderni spettatori e coinvolgendo anche i più giovani fra loro. Per portare l'attenzione  di tutti su un “racconto” storico, frutto di una narrazione  appassionante e ricca  di suggestioni, azioni e immagini.  

Questo importante lavoro di ricerca culturale permea e sorregge tutto il bel film  di Fabio  Segatori su Lussu. Ricerca che  parte proprio dai lavori di Giuseppe Fiori e prosegue con le opere letterarie di  Giuseppe CaboniGiulio Angioni. Non dimenticando le memorie di Joyce Lussu, che di Emilio è stata a lungo compagna  di vita  e di azione politica.   Sono tante le  fonti letterarie  che raccontano la figura e la vita di Emilio Lussu.  Ed proprio a partire da queste che, dopo aver  constatato l’assenza di materiale filmato  che ritraesse  Emilio Lussu, in particolare nella prima parte della sua vita,  che  il lavoro di Fabio Segatori si è spinto verso lo studio di ulteriori suggestioni  visive in grado di farci vedere e toccare con mano i luoghi e il sentire propri  della narrazione della storia di questo Uomo. 

Luoghi e sentire in grado di rappresentare al meglio lui e il suo tempo.  Per questo motivo la ricerca di Segatori si è spinta  verso i filmati presenti presso cineteche sarde e italiane  quali  l’Istituto Luce, la Cineteca Sarda, L’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico giungendo anche all’estero fino alla Cinémathèque française, il  British Film Institute, l’American Film Institute e  diversi altri archivi. 

 

Nota 2)  La vita di Emilio Lussu

L’azione politica e militare  di Emilio Lussu  coinvolge la storia della Sardegna, dell’Italia e dell’Europa per più di mezzo secolo.  Sono innumerevoli i capitoli che lo vedono sempre protagonista.  Spaziano  dal paese d’origine, Armungia , dove Emilio Lussu nasce il 4 dicembre del 1890, per arrivare a Cagliari, Roma,  il Trentino e il Friuli. Teatri di guerra, questi ultimi due luoghi, dove da combattente e ufficiale della Brigata Sassari pluridecorato si  distinse eroicamente nella Prima Guerra Mondiale,  vivendo sulla propria pelle l’assurdo massacro di una generazione, che ha raccontato nel suo libro di  memorie  “Un anno sull’altipiano”  diventato ormai un classico della Letteratura Italiana.  

Da reduce, durante il ventennio diviene uno strenuo oppositore  del regime fascista, è combattente antifascista durante la Guerra di Spagna, poi un grande leader politico e fondatore del partito sardista,  deputato, prigioniero,  confinato, esule.   Emilio Lussu infatti, da antifascista durante in regime Mussoliniano, fu aggredito, ferito e poi confinato a Lipari; infine, una volta evaso, visse da esule  all'estero  in  Francia,  a Parigi. Poi raggiunse la Spagna, dove militò nelle Brigate Garibaldi,  e ancora dopo la Svizzera, il Portogallo, l’Inghilterra e gli Stati Uniti.  Durante la sua permanenza in Francia assieme al suo fraterno amico Carlo Rosselli, organizzò la fuga di tanti antifascisti negli Stati Uniti,  lavorando  anche con i servizi segreti inglesi, all'ipotesi di un piano di sbarco degli Alleati in Sardegna, l'origine della famosa "operazione Mincemeat" che non ebbe mai luogo.  In seguito, rientrato in Italia dopo 14 anni da esule, si unì alla resistenza con cui, il 10 settembre del 1943, combattè contro  i nazifascisti nella battaglia di Porta San Paolo, a Roma, che rappresenta l'estremo, disperato tentativo da parte dei militari e dei civili italiani di opporsi all'occupazione tedesca della capitale avviata subito dopo l'annuncio dell'armistizio.

Emilio Lussu è stato anche un importante uomo politico. Antifascista fino al midollo, si è battuto per tutta la vita per una visione federale, autonomista, ma non secessionista della Sardegna.  Ha fondato il Partito Sardo d'Azione e il movimento Giustizia e Libertà (insieme a Carlo Rosselli).   Successivamente  è stato ministro nei governi Parri e De Gasperi. Vivendo  con fatica e frustrazione gli ultimi  25 anni della sua vita: lui, uomo d’azione, costretto a vivere in un ministero, rifiutando la politica come compromesso o, ancor peggio, corruzione.  Sempre accanto a lui Joyce Lussu, la compagna di una vita; anche lei partigiana, scrittrice, attivista per i diritti delle donne e per i paesi in via di sviluppo.  Lussu negli ultimi anni della sua vita ha conosciuto anche l’amarezza e l’isolamento, sempre nella dignità, fino alla fine.  E' morto a Roma a 85 anni  il 5 marzo 1975.  Amareggiato da molte aspre e ingenerose critiche che gli giungevano da molti esponenti della politica sarda ha deciso di non essere seppellito in Sardegna. Deciderà però di donare i suoi beni alle famiglie più povere del suo paese natale, Armungia.

 

Nota 3) Virtual  Cinema  e tecnica digitale

Noi spettatori siamo oggi tutti abbastanza abituati ad immaginare, quando si parla di “virtual-cinema”,  degli  enormi  teatri di posa hollywoodiani dove, con largo dispendio  di denaro, effetti e tecniche digitali, si realizzano  opere  sci-fi o fantasy che sono veri e propri “blockbuster”  cinematografici  multimilionari. Basti pensare ai numerosi  film sui supereroi  della Marvel o  alla nota  trilogia  dedicata  al  ”Signore degli Anelli”  o a serie televisive  di successo planetario come Il “Trono di Spade” solo per citare alcuni titoli.  L’utilizzo di queste tecniche “immersive” che portano gli interpreti  all’interno di scenari digitali  è invece molto meno frequente nel cinema di narrazione più classico. Fatte salve poche felici eccezioni come  i film  “Zelig”   di Woody Allen  o “Forrest Gump”  di Robert Zemeckis. Due film  che vengono citati dal regista come propria fonte di ispirazione  per la realizzazione tecnica delle scene di cui stiamo parlando.

La differenza tra queste opere e la maggior parte dei moderni film realizzati  in “virtual studio” è infatti insita nella forma narrativa stessa, oltre che nel mezzo mediatico e tecnologico utilizzato.  Infatti in tutti i prodotti cinematografici e televisivi mainstream  citati in precedenza  vengono creati dal nulla, o ricreati,  ambienti virtuali  in 3 dimensioni  dove, grazie alla potenza di computer  e software di  design 3D sempre più avanzati, diventa  possibile  far muovere e riprendere, sia con movimenti di macchina reali che digitali,  personaggi  umani o esseri di fantasia.  In entrambi questi film di Allen e Zemeckis  citati, non a caso,  dal nostro Fabio Segatori invece  assistiamo ad una operazione che, in ambito tecnologico, si potrebbe definire di “reverse-engineering” mentre in ambito letterario forse sarebbe un’operazione  “steam-punk”.   

I protagonisti umani dentro questi film  vengono calati in un moderno “Chroma Key”  realizzato con tecniche digitali.  Dove, a differenza del montaggio analogico utilizzato nel cinema degli anni cinquanta e sessanta dello scorso secolo, che sovrapponeva  tra loro riprese in studio e riprese in esterni come metodo utilizzato di frequente per simulare il movimento su mezzi di trasporto. Autovetture, viaggi in treno, in nave o in aereo erano l'applicazione più frequente per il Croma Key analogico. Si trattava comunque di ridurre i costi delle riprese con scene che prevedessero attori in primo piano e in viaggio. Senza per questo dover uscire e viaggiare realmente, trasportando persone insieme a costose e pesantissime attrezzature di ripresa fuori dagli studios. Oggi  le tecniche digitali moderne usano il green-screen sopratutto per creare nuove realtà visive oppure, come nel nostro caso, per ricreare  la realtà storica di location ormai scomparse e lontane dal proprio tempo. Location che prevedono edifici, strade, monumenti scomparsi e sono costosissime ma anche molto difficili da riprodurre fisicamente. Gli attori in questo caso  diventano loro stessi parte di un vecchio video  “bidimensionale”  in grado di  costituire  una “quinta  digitale” basata su vecchie riprese d’epoca. In postproduzione il compositing digitale unirà accuratamente i diversi layers dell’immagine girati separatamente, a distanza di tanti anni.

 

FOTO GALLERY

Le foto di questo articolo sono di Federico Sagheddu e Desireè Palma

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