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Scopre la sua foto in una chat con insulti sessisti, il coraggio di Emanuela: "Scelgo di non aver paura"

Insulti-sessisti

FOGGIA. Ha scoperto che una vecchia foto del 2018 che ritrae lei e il suo ex ragazzo è diventata oggetto di insulti sessisti, solo perché lei è donna e ha deciso di vivere la sua sessualità come meglio crede. Quella foto doveva essere il ricordo di un momento intimo, lei se l'è vista spiattellare sulla pubblica piazza social, tra le grinfie di un gruppo di "maschi" che non hanno risparmiato commenti pesantissimi. Per lei, non per lui. Ma Emanuela Mitola, pugliese di Ascoli Satriano, dopo la prima botta emotiva, ha deciso di non rimanere zitta. Perché "molte altre soccombono: c'è chi spezza la propria vita troppo presto, chi non ha il coraggio di rompere il silenzio, persino chi lo ha, ma preferisce tacere per paura di ciò che potrebbero pensare gli altri. Oggi io scelgo", dice spiegando òla sua coragiosa scelta su Facebook, dove è stata sommersa di solidarietà e incoraggiamenti,  "Scelgo di non avere paura. Scelgo di parlare per tutte noi, per tutte coloro che non hanno voce. Perché se ci supportiamo, questa battaglia si può portare avanti e - spero - fare la differenza". Ecco il suo post. 

Quella che si vede nel primo screen è una foto a cui sono particolarmente affezionata. Gennaio 2018, Barcellona, io e il mio ex poche ore prima del mio volo di ritorno. La guardo e ricordo le ore e i minuti di ogni cosa, di quando il tempo era solo davanti. Questa stessa foto, che negli anni avevo perso di vista, me la ritrovo oggi protagonista in un gruppo whatsapp. A postarla, un mio caro amico, o quello che io credevo fosse.

Mettendo da parte l'emotività ed evitando quindi ogni commento su quale possa essere stata la mia reazione post lettura, mi piacerebbe porre l'accento su alcune dinamiche:
Nella foto siamo in due, ma gli insulti sono diretti a me, solo ed esclusivamente a me; non offendono Emanuela (nessuno del gruppo, a parte il mio caro amico, mi conosce) ma ciò che Emanuela, per loro, rappresenta. Una donna, una ''mangia cazzi'' una ''cagna che batte quella della settimana precedente''. Una donna che non può svincolarsi dalla categoria della vergogna e della colpa se decide di vivere la sua sessualità nella maniera che preferisce.
Oltre alle offese gratuite e spersonalizzate, l'altra cosa che mi colpisce è il background di chi scrive; studenti, alcuni laureandi, con un livello socioculturale medio-alto. Apprendo inoltre che si tratta di ragazzi che proprio per la loro identità sessuale dovrebbero essere sensibili alle tematiche di genere e che, invece di combatterli, alimentano gli stereotipi sessisti.
Io, in quanto donna, sono dunque stata additata come "troia", mentre nessun commento è stato riservato per la parte maschile, perché - si sa - l'uomo che ha svariati rapporti sessuali è da ammirare, non da vittimizzare. Questo è solo uno dei tanti casi esistenti al giorno d'oggi di pesanti insulti diretti a noi donne, storicamente vessate, vittime di abusi, maltrattamenti, violenze fisiche e psicologiche (e queste ultime, spesso, avvengono in maniera così sottile da non essere riconosciute). Molte di noi si rialzano e vanno avanti. Molte altre, però, soccombono: c'è chi spezza la propria vita troppo presto, chi non ha il coraggio di rompere il silenzio, persino chi lo ha, ma preferisce tacere per paura di ciò che potrebbero pensare gli altri. Oggi io scelgo. Scelgo di non avere paura. Scelgo di parlare per tutte noi, per tutte coloro che non hanno voce. Perché se ci supportiamo, questa battaglia si può portare avanti e - spero - fare la differenza.