L'AQUILA. Fiammetta Borsellino li ha guardati in faccia gli assassini di suo padre Paolo. La figlia del giudice ucciso nell'attentato di via D'Amelio nel 1992 ha raccontato in una lettera di aver incontrato in carcere, a Terni e all'Aquila, i fratelli mafiosi Giuseppe e Filippo Graviano, per chiedere loro di rivelare quanto sanno sulle stragi di mafie. La lettera - pubblicata su Repubblica - racconta i colloqui avuti con i due boss responsabili della morte del padre. Tra le righe, anche il dolore patito dalla famiglia. "Sono andata da Giuseppe e Filippo Graviano - ha scritto Fiammetta Borsellino - con l’idea che può vivere e morire con dignità non soltanto il magistrato che sacrifica la propria vita, ma anche chi pur avendo fatto del male è capace di riconoscere il grave male che ha inflitto alle famiglie e alla società, è capace di chiedere perdono e di riparare il danno". Per "riparare il danno" bisogna però contribuire nel ricostruire la verità. Così la figlia del noto magistrato ha chiesto ai due boss di redimersi e di raccontare la verità: "Si tratta di un contributo di onestà che gli uomini della criminalità organizzata devono dare principalmente a loro stessi, perché chi uccide, uccide la parte migliore di sé. E poi soltanto contribuendo alla ricerca della verità, i figli potranno essere orgogliosi dei padri".
La figlia di Borsellino incontra in carcere i boss Graviano: "Raccontate la verità"
- Redazione