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Governo, intesa raggiunta tra Lega e M5S: resta l'incognita premier

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ROMA. Il contratto di governo è pronto. Dopo poco più di una settimana di lavori a ritmo serrato, il tavolo tecnico congiunto Lega-M5S ha partorito l'accordo che mette nero su bianco i punti chiave sui quali si baserà l'azione del nascituro esecutivo giallo-verde. A mettere la firma in calce al documento i due leader Salvini e Di Maio, riuniti in mattinata con i rispettivi tecnici per sciogliere gli ultimi nodi del contratto che - stando a quanto riferito dal capo politico del M5S a margine del'incontro - dovrebbe essere chiuso formalmente in serata e sottoposto già domani al voto degli iscritti sulla piattaforma Rousseau.

Trovato l'accordo sul "che fare", manca tuttavia ancora una risposta sul "chi" sarà chiamato a mettere concretamente in pratica i punti programmatici. Sul percorso verso la formazione della nuova squadra di governo resta l'ingombrante macigno dell'incognita premier. Tramontata, all'apparenza, l'ipotesi Conte ed esclusa - perché ritenuta troppo rischiosa - la soluzione staffetta in campo restano una serie di nomi di area pentastellata, da Riccardo Fraccaro a Emilio Carelli passando da Alfonso Bonafede e Vincenzo Spadafora.

Quel che è certo, ribadiscono entrambe le forze politiche, è che il nome che Salvini e Di Maio porteranno al Colle lunedì al termine delle consultazioni tra i rispettivi iscritti sarà quello (unico) di una figura politica. Fermo restando che, sottolinea il capogruppo del Carroccio a Palazzo Madama Gian Marco Centinaio ai microfoni di Tgcom24, "il governo è politico e la maggioranza è politica, di conseguenza tutto ciò che viene appoggiato da questa maggioranza diventa politico".

Chiuso l'accordo di governo le strade dei due leader si sono temporaneamente separate. Matteo Salvini è partito alla volta di Aosta dove alle 18 terrà un comizio in vista delle regionali valdostane in programma per domenica, mentre Luigi Di Maio è atteso a Monza nel tardo pomeriggio insieme a Gianluigi Paragone per un incontro con Sergio Bramini, 71enne ex imprenditore nel ramo della raccolta dei rifiuti dichiarato fallito dopo aver accumulato 4 milioni di euro di crediti nei confronti dello Stato e prossimo allo sfratto.