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Latina, a 15 anni si toglie la vita: come bullismo e cyberbullismo demoliscono i giovani

Paolo-Mendico

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LATINA. Un giovane di 15anni è stato trovato nei giorni scorsi senza vita nella sua abitazione in provincia di Latina. Paolo Mendico si è tolto la vita, le cause: il bullismo subito a scuola.

Non è il primo caso, ma fa parte di molti suicidi che negli ultimi anni stanno aumentando per via di bullismo e cyberbullusmo. Paolo Mendico, stando alle parole della madre era sempre stata una persona che si distingueva dalla massa. La sua scelta di tenere i capelli lunghi non è stata ignorata dai bulli che a turno hanno iniziato a prenderlo in giro nel corso del tempo, dandogli gli appellativi “Paoletta” “Nino d’Angelo” ecc.

Il ragazzo ha poi deciso di tagliare completamente i suoi capelli, unico modo per silenziare quelle umiliazioni ma negli ultimi tempi aveva perso la voglia di andare a scuola. E come affermato in un’intervista alla madre su Repubblica, Paolo “era un perseguitato, al funerale è venuto solo un compagno. La scuola sapeva e non ha fatto nulla. Ora voglio giustizia”. Il fratello del giovane ha inviato una lettera al ministro dell'istruzione Valditara, alla premier Meloni e al papa: "Ogni episodio rimasto senza risposte è un fallimento che pesa sulle famiglie colpite e sull'intera società", ha spiegato nella missiva destinata alle istituzioni. Anche il padre del ragazzo racconta di un percorso colmo di episodi di esclusione e prevaricazione già alle elementari, con segnalazioni e denunce presentate senza alcun risultato concreto. Le nuove norme contro il bullismo prevedono che la scuola abbia l'obbligo, nel caso di atti di bullismo, di chiamare i genitori dei ragazzi coinvolti come autori dei fatti e di attivare le attività educative necessarie.

La situazione relativa al bullismo è fuori controllo, non è ancora abbastanza la prevenzione e attenzione da parte delle istituzioni. Secondo i dati istat e l’indagine fatta in merito, un ragazzo su cinque subisce atti di bullismo. “Nel 2023 il 68,5% dei ragazzi 11-19enni dichiara di essere rimasto vittima di almeno un comportamento offensivo non rispettoso e/o violento, online e/o offline, nei 12 mesi precedenti la rilevazione. Il 21% dichiara di essere rimasto vittima di bullismo, ossia di aver vissuto tali comportamenti in maniera continuativa (più volte al mese), l’8% più volte a settimana”. I ragazzi che lo subiscono, come fece Paolo, non sarebbero poi effettivamente tutelati nemmeno comunicando le proprie difficoltà, rimanendo completamente soli e senza difese.