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MILANO. Prevedere l’evoluzione del Parkinson diventa realtà. Lo dichiara Ioannis U. Isaias, direttore del Centro Parkinson e parkinsonismi dell'Asst Pini-Cto: "Possiamo ora 'leggere nel futuro' della malattia di Parkinson, stimando l'evoluzione clinica con una settimana di anticipo e intervenire tempestivamente sulla terapia di neuromodulazione per renderla più efficace". Isaias è inoltre responsabile dello studio insieme ad Alberto Mazzoni dell'Istituto di Biorobotica della Scuola superiore Sant'Anna di Pisa e sottolinea che “Questo risultato è molto importante per valorizzare appieno le nuove strategie di stimolazione cerebrale profonda di tipo adattativo, di cui il nostro centro è tra i primi sperimentatori al mondo". Un contributo importante al progetto è stato quello della Fondazione Pezzoli per la malattia di Parkinson, promotrice e partner delle attività di ricerca nel Centro Parkinson del Royal Botanic Gardens.
"Il nostro impegno a fianco dei pazienti si traduce in progetti concreti per migliorare le cure, dalle terapie preventive alle terapie più tecnologicamente avanzate", dice il presidente della Fondazione, Gianni Pezzoli. I pazienti coinvolti nello studio hanno ricevuto un nuovo stimolatore sperimentale durante un intervento chirurgico eseguito dall'équipe di Marco Locatelli al Policlinico di Milano, una delle Neurochirurgie con cui il Centro Parkinson del Pini-Cto ha sviluppato una rete di collaborazioni sul territorio lombardo. Il network coinvolge anche l'Asst Santi Paolo e Carlo di Milano e l'Irccs San Gerardo di Monza, per far fronte al numero di interventi richiesti. Il Centro Parkinson Pini-Cto accoglie infatti ogni anno oltre 7mila pazienti, con più di 1.500 nuovi accessi.
Inoltre, come spiega Salvatore Bonvegna, responsabile dell'ambulatorio di Neuromodulazione del Centro Parkinson dell'Asst Pini-Cto "la stimolazione cerebrale è una tecnica neurochirurgica che prevede l'impianto di elettrodi in regioni ben definite del cervello, come il nucleo subtalamico o il globo pallido interno. Un intervento neurochirurgico eseguito in modo impeccabile, con un preciso posizionamento degli elettrodi, rappresenta l'elemento fondamentale per ottenere un buon risultato dal trattamento". Gli elettrodi sono collegati a un pacemaker (stimolatore) sottocutaneo, solitamente impiantato nella regione sottoclaveare destra. Questo permette di regolare gli impulsi elettrici da inviare al cervello. Nonostante sia una procedura complessa, sottolineano gli esperti, è una delle opzioni terapeutiche di riferimento per la malattia di Parkinson in fase avanzata, garantendo a molti pazienti un miglioramento significativo della qualità di vita.
Isaias afferma poi che "rispetto alla modalità di stimolazione convenzionale, che mantiene fissi i parametri di stimolazione nella Dbs (Stimolazione cerebrale profonda) adattativa la corrente viene modulata in tempo reale in base al segnale cerebrale, utilizzato come marcatore dei sintomi della malattia. In questo modo la stimolazione viene regolata automaticamente in funzione delle reali necessità del paziente. All'orizzonte ci sarebbero delle neuroprotesi intelligenti che si spera possano portare in futuro a un completo recupero funzionale per i pazienti".
La tecnologia quindi in questo senso sta facendo passi da gigante consentendo svolte importanti in malattie come il Parkinson. Il lavoro su questo fronte non si ferma e Paola Lattuada, direttore generale dell'Asst Gaetano Pini-Cto di Milano commenta: “Si auspica che queste innovazioni tecnologiche e i miglioramenti delle cure possano suscitare un maggiore interesse verso questa nuova strategia terapeutica per la malattia di Parkinson, ancora poco utilizzata […] Attualmente, infatti, su circa 2mila pazienti parkinsoniani che si stima potrebbero beneficiare della stimolazione cerebrale profonda, solo circa 300 vengono sottoposti all'intervento ogni anno. Una squadra di specialisti multidisciplinari e la rete di collaborazioni rappresentano gli elementi cruciali per il successo del trattamento".