FIRENZE. I cronisti lo hanno definito interrogatorio choc. "Le piacciono le divise?", "Portava le mutandine?": queste le domande rivolte dagli avvocati degli imputati alle due ragazze americane che hanno accusato di stupro due carabinieri a Firenze (QUI LA NOTIZIA). La violenza, hanno denunciato, è avvenuta quando i militari dell'Arma lo scorso settembre le hanno riaccompagnate a casa, ubriache, dopo una serata in discoteca. La pubblicazione dei verbali ha destato scalpore. Ma l'avvocato cagliaritano Giorgio Carta, che difende uno dei due carabinieri, respinge le accuse al mittente: "Gli organi di stampa hanno parlato di shock tuonando contro il tenore delle domande rivolte in giudizio alle ragazze che accusano di stupro i due carabinieri. Devo dire", chiarisce, "che lo shock è mio nel constatare che in un giudizio in cui gli indagati sono accusati di violenza sessuale e rischiano fino a dieci anni di reclusione, sia ritenuto inopportuno (anzi retrogrado e finanche scioccante) chiedere alle accusatrici in tribunale di circostanziare fattualmente e cronologicamente le proprie gravi denunce. Cosa dovrebbe fare un difensore", si chiede Carta, se non evidenziare possibili incongruenze delle accuse, ovviamente attraverso il confronto con circostanze al momento note ai soli protagonisti della vicenda e che, solo durante il dibattimento, saranno esplicitate e comprese?"
Il legale cagliaritano punta l'indice su chi commenta questi fatti: "L'impressione è che gli odierni commentatori abbiano condannato i due carabinieri già prima del processo, anzi a prescindere dallo stesso e che, pertanto, svolgere in giudizio la difesa dei due militari sia superfluo, se non addirittura molesto per le due accusatrici. Da questo gioco io mi tiro fuori ed insisterò, con gli strumenti del processo penale, a fare tutto quanto è necessario per dimostrare l’innocenza del mio assistito. I commentatori esterni sono pregati di invocare il rispetto non solo delle presunte vittime, ma anche degli indagati, che, come è noto, sono da presumere innocenti e che hanno tutto il diritto di difendersi al riparo dalle critiche di chi ha già emesso una condanna mediatica".