ROMA. "Tra poco sarò in diretta per alcune dichiarazioni alla stampa". Così aveva abituato gli italiani Giuseppe Conte (leggi Rocco Casalino): post su Facebook, improvvisi, che annunciavano imminenti live social durante le quali, per dire, sarebbe stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale, o un lockdown. I giornalisti avvezzi alle frequentazioni dei corridoi dei palazzi del potere avevano l'anticipazione solo di qualche minuto. E la rete esplodeva.
Così è stato per un anno, durante la pandemia, e così è stato oggi. Con un elemento - negativo - in più: il circo mediatico aveva iniziato a lavorare da presto, sulle principali piazze romane, a caccia di indiscrezioni, nomi di possibili ministri, umori di questo o quel partito. O Movimento.

Così quando poco dopo l'una è arrivato il consueto post dell'ormai ex premier, è scattata la corsa per accaparrarsi il posto migliore. Che deve fare un cronista, un fotografo o un cameraman che deve garantire l'informazione? Piazzarsi, e aspettare. Ma se gli appartenenti alla categoria di cui sopra sono decine e decine, di tutte le emittenti, ecco l'assembramento. Quella di piazza Colonna è stata una scena vergognosa (non per colpa di chi lavorava). Con una fettuccia rossa spuntata a cercare di separare i giornalisti (e cameraman e fotografi) dall'imminente dichiarante. Poi con la comparsa di un tavolino, all'ombra di palazzo Chigi. E tutti ammassati. Con la consapevolezza che si sta per assistere a una dichiarazione secca: non sono ammesse domande, anche e ce ne sarebbero tante da porre. Facoltà negata, ma non si sa mai: bisogna stare lì e cogliere anche uno sguardo.
Solo la sobrietà dell'uomo Conte, nei mesi, ha controbilanciato l'aggressività a tamburo battente (a piacimento del conduttore, leggasi il nome di cui sopra) della comunicazione del Conte premier. Un'era che sembra finita: Mario Draghi non ha una pagina Facebook. Non bazzica su Twitter. E nemmeno su TikTok, né su ClubHouse.