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Il farmacologo Remuzzi: "Basta paure, molti nuovi positivi sono meno contagiosi"

Remuzzi

Giuseppe Remuzzi (Imago Economica)

MILANO. "L'Istituto superiore della Sanità e il governo devono rendersi conto di quanto e come è cambiata la situazione da quel 20 febbraio. E devono comunicare di conseguenza. Altrimenti, si contribuisce, magari in modo involontario, a diffondere paura ingiustificata". Cioè? "I cosiddetti nuovi contagi sono casi di positività con una carica virale molto bassa, non contagiosa. Li chiamiamo contagi, ma sono persone positive al tampone. Commentare quei dati che vengono forniti ogni giorno è inutile, perché si tratta di positività che non hanno ricadute nella vita reale".

Così parla Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, intervistato dal Corriere della Sera. Ha per le mani un nuovo studio, che dimostrerebbe la bassa carica virale - quindi il basso tasso di contagiosità - rilevata in soggetti che sono risultati di recente contagiati dal coronavirus. E se prima si parlava di tampone positivo uguale contagio uguale pericolo per i contatti, adesso Remuzzi suggerisce di rivedere i parametri. Perché ora, sostiene, in certi casi "non ha senso stare a casa, isolare, così come non è più troppo utile fare dei tracciamenti che andavano bene all’inizio dell’epidemia". 

C'è anche la spiegazione scientifica. "Per la ricerca del virus si usa la tecnica della reazione a catena della polimerasi (Pcr), in grado di amplificare alcuni specifici frammenti di Dna in un campione biologico", spiega al Corriere, "Il genoma del coronavirus presente sui tamponi, ovvero l’Rna, viene trascritto a Dna e amplificato mediante tecnica Pcr, che aumenta enormemente il materiale genetico di partenza. Più elevato è il contenuto sul tampone di Rna, quindi di virus, e meno dovrà essere amplificato". La positività dei tamponi analizzati di recente "emergeva solo con cicli di amplificazione molto alti, tra 34 e 38 cicli, che corrispondono a 35.000-38.000 copie di Rna virale". Quindi la carica "di contagio" era molto bassa.