ROMA. A prevalere nel governo è l'orientamento sull'apertura totale dal 3 giugno: da quella data sì alla libera circolazione tra le regioni. Tutte, nessuna esclusa. Ma alcuni esperti del comitato tecnico scientifico - sulla cui linea si schiera anche il ministro della Salute Roberto Speranza - suggeriscono di rinviare tutto di una settimana. E l'Italia intera dovrebbe rispettare i confini regionali perché ci sono territori, come la Lombardia (soprattutto) e il Piemonte, che pur mostrando un trend in contagio in calo non danno ancora rassicurazioni sul controllo della circolazione del virus.
Dall'altra ci sono i governatori del Sud. In Campania Vincenzo De Luca ha già attuato controlli ferrei su chi entra. In Sicilia Nello Musumeci ha già annunciato una proroga della chiusura fino all'8 giugno. E in Sardegna Christian Solinas insiste sul passaporto sanitario o, comunque, sull'accesso consentito a chi si munisce di un certificato di negatività rispetto al contagio.
Ora la partita è tutta diplomatica. Perché a Roma vogliono evitare lo strappo e la pioggia di ordinanze locali più o meno restrittive che no farebbero altro che aumentare la confusione.
Non è escluso che venga introdotto un periodo di quarantena breve a chi varca i confini regionali. Ma non sarebbe questa, è ovvio, la soluzione migliore per preservare il settore turistico. Il tema sarà affrontato durante la conferenza Stato-Regioni, convocata per oggi.