CAGLIARI. Un aiuto economico per un periodo fra i 12 e i 36 mesi, in cambio della partecipazione a un percorso per riconquistare la propria autonomia e indipendenza personale, sociale ed economica: è il Reddito di libertà, destinato alle donne vittima di violenza. Fisica, psicologica ma anche economica. La Sardegna è la prima regione in Italia ad adottare questo provvedimento, grazie a una legge approvata oggi dal consiglio regionale su proposta di Alessandra Zedda (Forza Italia), prima firmataria della proposta, con Franco Sabatini (Pd). Soldi alle donne che decideranno di intraprendere un cammino di riscatto e liberarsi dalle grinfie dei loro aguzzini.
La prima dotazione finanziaria ammonta a 300 mila euro, che saranno inseriti ogni anno nella Finanziaria regionale. "Oggi", ha spiegato la Zedda in aula, "si può dare a questa legge la definizione di legge di civiltà al termine di un percorso lungo, costruito anche con un confronto con la normativa nazionale ed europea, consentendo alla Sardegna di essere la prima Regione italiana e fra le prime d’Europa a legiferare su questa materia".
In questo modo, ha proseguito, "crediamo di aver dimostrato che siamo state capaci di andare oltre ogni schieramento ma anche oltre ogni sensibilità femminile con lo sguardo rivolto al futuro, in un panorama generale povero di leggi ma soprattutto di azioni capaci di incidere su un fenomeno diventato piaga sociale e causa di morte". Da questo punto di vista, ha aggiunto la Zedda, "è importante sottolineare che la legge affronta anche il problema della violenza economica, di cui si parla meno anche se costituisce un elemento grave che impedisce alla donna di uscire dalla relazione: la riconquista dell’autonomia è quindi centrale per potersi sottrarre ai soprusi e per questo il reddito è importante come affermazione della libertà, da inserire in un processo di cambiamento culturale al quale deve contribuire anche il sistema pubblico-privato sociale"